Malgrado la cappa di silenzio calata sui CPR, all’interno continua la lotta per conquistarsi la libertà. Alcuni di questi tentativi riescono a rompere l’isolamento che circonda queste strutture e arrivano sulle prime pagine dei giornali.
CPR di Pian del Lago – Caltanissetta (fonte).
“Alcuni immigrati trattenuti nel Cpr, centro per i rimpatri di Pian del Lago hanno dato fuoco a vestiti e biancheria per protestare contro il loro imminente rimpatrio coattivo. A differenza di quanto riportato dall’Ansa la protesta non riguardava i tempi d’attesa (per il riconoscimento dello status di rifugiato politico, ndr.) e dunque non è stata messa in atto da richiedenti asilo ospiti del Cara, come confermato dalla Questura di Caltanissetta.
Il danneggiamento, avvenuto poco prima della mezzanotte di ieri, è stato comunque molto limitato. Due o al massimo tre ospiti della struttura, infatti, hanno provato a dare fuoco ad alcuni materassi senza riuscire nel loro intento poiché a seguito di precedenti episodi del genere avvenuti in passato, tutto il materiale di cui è dotata la struttura è ignifugo, compresi i materassi. Il risultato è stato un muro annerito e nessun altro danno. I luoghi sono stati già ripristinati dallo stesso personale della cooperativa Auxilium che gestisce il centro. Solo fumo e nessun danno a cose e persone.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco assieme al personale di servizio e alle forze dell’ordine. La situazione stamattina è tornata alla normalità, ma sono in corso indagini per risalire ai responsabili che si sono dilegauti in altri padiglioni della struttura.
Dal blog Comunella Fastidiosa rilanciamo inoltre la notizia di un riuscito tentativo di evasione.
Evasione dal CPR di Brindisi-Restinco.
Nella notte del 12 agosto scorso quattro immigrati sono evasi dal Cpr di Brindisi Restinco dopo aver praticato un foro nella recinzione.
In fuga verso la libertà, hanno avuto abbastanza tempo per far perdere le proprie tracce in quanto gli addetti alla sorveglianza del centro si sono accorti del fatto solo la mattina dopo.
Dall’ottobre 2015, data in cui il centro di Restinco ha ripreso a funzionare, sono state numerose le testimonianze sulle dure condizioni di vita di chi vi è recluso (cibo scadente, scarsa igiene, minacce da parte dei sorveglianti e degli operatori…). In casi più esasperati, alcuni detenuti sono arrivati a tentativi di autolesionismo e suicidio. Proprio lo scorso 16 agosto, un recluso marocchino ha provato a togliersi la vita per le orribili condizioni quotidiane.
Un anno fa un incendio, in seguito a una forte protesta, rese inagibile per un po’ di mesi alcune sezioni del Cpr (allora denominato Cie), rendendo meno efficace la capacità dello Stato di recludere e deportare.
Ora la riconquista della libertà con la fuga di alcuni irriducibili.