Sardegna – Il CPR di Macomer apre il 18 dicembre

Ieri sulla stampa locale è stata annunciata l’apertura del CPR di Macomer, in provincia di Nuoro, per il 18 dicembre 2019, quando verranno  detenute nel nuovo lager le prime 50 persone.

L’ex casa circondariale di Macomer, sita alla periferia della cittadina, nella Zona Industriale di Bonu Trau, era vuota dal 2014. Dopo la decisione di trasformarla in un CPR negli ultimi mesi erano stati effettuati dei lavori di ristrutturazione da parte del 2° reparto genio dell’Aeronautica Militare, conclusi ad ottobre.

 

Lo scorso 8 novembre la Prefettura di Nuoro aveva aggiudicato definitivamente “l’appalto dei servizi di gestione e funzionamento del Centro di Permanenza per i Rimpatri (C.P.R.)  di Macomer (NU) per una ricettività iniziale di 50 posti elevabili a 100” alla ORS Italia srl. Il 3 dicembre era stato stipulato il contratto dell’importo di 570.000 euro per 12 mesi.

ORS Service AG è una società privata svizzera che da 25 anni si occupa della gestione dei richiedenti asilo in Svizzera, Austria e Germania. Con “10.000 richiedenti  asilo e profughi  assistiti quotidianamente,  ORS è già oggi tra le società private leader nel campo dell’assistenza ai migranti prevalentemente nei Paesi di lingua tedesca.” Nell’estate del 2018 la ORS “inizia  ad  attuare  la  propria  strategia  di  crescita  nei  Paesi  europei  del Mediterraneo.  Come  prima  nazione  è  stata  scelta  l’Italia  con  la  fondazione  di  una società affiliata,  la  ORS  Italia  S.r.l.,  con  sede  a  Roma.  La nuova controllata, costituita  a metà luglio 2018, partecipa in Italia a bandi di gara nei settori dell’alloggiamento, dell’assistenza, della consulenza sociale e dell’integrazione per profughi e richiedenti asilo.” Un’interessante inchiesta “sull’intreccio globale di politica e finanza” che si cela dietro la ORS era stata pubblicata in Italia nel gennaio di quest’anno, è possibile leggerla a questo link.

Il nuovo CPR di Macomer, come si legge nel bando, è strutturato su tre padiglioni, due destinati alla detenzione e uno alle attività amministrative e gestionali. Sono previsti al momento 40 posti nelle celle del padiglione B e 10 in quelle del padiglione C, in celle da 2 a 4 posti. La ristrutturazione ha riguardato tra le altre cose i muri perimetrali, nuove recinzioni e l’impianto di videosorveglianza interno ed esterno. Continua a leggere

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Torino – 11 e 14 dicembre: cena benefit e presidio contro il CPR

Fonte: Macerie

Mercoledì 11 dicembre ore 18,30, discussione e cena, benefit lotta al CPR, presso Edera Squat, via Pianezza 115.

Sabato 14 dicembre ore 15 presidio sotto le mura del CPR di Corso Brunelleschi, per portare solidarietà, forza e sostegno ai reclusi.

 

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Il grido di libertà ci è arrivato forte e chiaro

Il grido di libertà ci è arrivato forte e chiaro.
I lavoratori e le lavoratrici che hanno scioperato venerdì a Foggia e Rosarno, continuando una lotta che va avanti da anni, sono nostri compagni e nostre compagne.
Con loro impariamo il coraggio e riempiamo di senso una parola che troppo spesso viene abusata e sempre meno praticata: la solidarietà.
Abbiamo condiviso le strade, i confronti, i momenti durissimi e quelli bellissimi che la lotta ci regala. La nostra gioia è proprio lì.

Fianco a fianco dobbiamo strappare ancora tante conquiste. Non molliamo, è una promessa.

Salutiamo calorosamente chi è stato ferito e chi è stata denunciata per questa ultima giornata di lotta.
Viva la lotta autorganizzata del Comitato lavoratori delle campagne e della Rete Campagne in Lotta.

Con rabbia e con amore, i compagni e le compagne di Hurriya

Qui trovate il comunicato dello sciopero.
Qui le corrispondenze radiofoniche con chi lotta.

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Belgio – Passeggeri e solidali impediscono una deportazione

Fonte: Getting the voice out

Avvertitx da solidali presenti in aeroporto, i/le passegerx di un volo della Eritrean Airlines verso la Somalia hanno impedito l’espulsione di A. Le persone a bordo dell’aereo non hanno allacciato le cinture e hanno rifiutato di sedersi nonostante siano state attaccate dalle guardie che scortavano la persona deportata e una persona di Medici senza frontiere sia stata portata fuori e arrestata.

Qui il video:

Secondo le testimonianze delle persone che lo hanno ospitato e del personale medico A. soffre di disturbi psicologici. Nonostante questo il Belgio ha deciso di procedere al terzo tentativo di espulsione. Il primo tentativo si è verificato nell’aprile 2019 ma A. ha opposto resistenza. Il secondo tentativo ha avuto luogo il 17 luglio scorso su un volo della Turkish Airlines.  In quell’occasione, durante il transito a Istanbul i/le passeggerx diretti a Djibuti hanno impedito la deportazione. Le guardie belghe hanno passato due notti in un albergo di Istanbul con A. chiuso al bagno ammanettato al termosifone. Al ritorno nel centre fermé (CPR)  A. ha raccontato quello che era accaduto durante la deportazione: “Si trovava in una stanza dell’aeroporto di Bruxelles insieme a tre poliziotti e un’assistente sociale. L’assistente sociale gli ha chiesto se voleva partire. “Tu dovrai seguire la polizia e stare calmo”. Allora l’hanno picchiato. Lui ha detto di non voler andare con loro. Ha cominciato a gridare e i poliziotti hanno cominciato a picchiarlo. Poiché non si calmava, allora l’hanno tenuto stretto e gli hanno fatto prendere con la forza un calmante liquido. Così l’hanno portato con le mani legate nell’aereo e hanno cominciato a picchiarlo di nuovo. Aveva le mani legate.  Nell’aereo gli hanno legato anche i piedi. Si è messo a gridare e l’hanno tenuto per il collo. Poi l’hanno picchiato in testa. Nell’aereo, l’assistente sociale ha detto ax passeggerx di non muoversi, che questa persona doveva ritornare in Somalia. Continua a leggere

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Chiasso – 7 dicembre: manifestazione contro le frontiere

fonte: frecciaspezzata

In Svizzera, si va affermando un modello di società sempre più spietato, disumano, schiavista, fondato sulle basi di finti pericoli e urgenze inesistenti! Il tentativo è quello di costruire un’umanità sempre più precaria, divisa, impotente, disperata e dunque oggetto di sfruttamento e di manipolazione, mettendo in atto così una vera e propria guerra ai poveri e fra i poveri, alimentata da una propaganda terrorista dei governi.

Per le istituzioni l’obiettivo è mantenere la quiete sociale e insabbiare ogni testimonianza e notizia di abusi e ingiustizie! Ci pare chiaro come la legge e l’applicazione di quest’ultima puntino a negare la possibilità alle persone semplicemente di vivere, di stare e di andare!

Le persone migranti, che come tutti e tutte dovrebbero essere libere di vivere la propria vita, vengono maltrattate e costrette a risiedere nei centri “di accoglienza” che vanno contro la libertà di movimento! Strutture iper-sorvegliate, sporche e antigieniche e che impongono, scelgono e impostano la vita delle persone in condizioni simili a quelle di una prigione, infantilizzandole secondo una mentalità neo-colonialista.

Mettere all’angolo le persone fino a distruggerle mentalmente e decidere le loro sorti…Numeri…Oggetti…nulla di più!

La Svizzera agisce coperta da una facciata pulita grazie anche alla manipolazione e complicità dei media! Diciamo basta alle situazioni disumane dei bunker e altri centri e ai rimpatri forzati! Per il diritto di abitare e restare! Contro ogni razzismo ed ogni frontiera! Non possiamo più stare a guardare: è arrivato il tempo di agire!

Sabato 7 dicembre: manifestazione a Chiasso.

Ritrovo: Palapenz di Chiasso alle 12.00

Partenza corteo: 13.00.

Scarica il volantino.

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Dai distretti del Made in Italy, scrutando l’orizzonte. Qualche riflessione per darci una prospettiva.

fonte: Campagne in Lotta

Nelle enclavi dell’agroindustria Made in Italy la stretta sulle politiche migratorie, che fa il paio con la crescente repressione del dissenso, ha avuto effetti tangibili, senza però stravolgere un orientamento che ha origini antiche. Il ‘contenimento’, come l’attuale presidente del consiglio ha definito la sempre più marcata esternalizzazione manu militari della gestione dei flussi migratori sulle rotte africane, portato avanti da Minniti e proseguito dai governi successivi, ha ridotto il numero di persone che dai centri d’accoglienza veniva reclutata (direttamente o passando per i ghetti e i campi di lavoro) per il lavoro bracciantile. Non soltanto perché sono diminuiti gli arrivi, ma perché la morsa securitaria, il razzismo diffuso e la stretta sul rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno di chi già si trovava in Italia hanno indotto molti di coloro che gravitavano nell’ampia costellazione di ghetti e campi, funzionali al reclutamento di manodopera, ad abbandonare la nave.

Non si tratta ovviamente di un esodo di massa: per chi non ha un passaporto Schengen, arrivare in Francia, in Spagna, in Svizzera o in Germania (le mete più comuni ed ambite) non è affatto semplice, e comporta seri rischi oltre che un onere finanziario di non poco conto. Come per coloro che partono dalla Libia, o prima ancora dall’Africa sub-sahariana, anche per chi cerca di muoversi all’interno dell’Europa i confini sono portatori di morte e sofferenze. A parte il filtro delle frontiere interne dell’Unione, la chiusura dei centri d’accoglienza, insieme al fatto che le politiche migratorie europee legano chi è arrivato in Italia a doppio filo con il territorio per le pratiche di rinnovo dei permessi, garantiscono una presenza di potenziale manodopera – perlomeno per il tempo (di solito biblico) necessario a chi la fornisce di espletare le pratiche relative al soggiorno e di trovare una via di fuga. Continua a leggere

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Torino – Il CPR a pezzi. Domenica 1° dicembre presidio solidale

Fonte: Macerie

L’unico Cpr aperto nel nord Italia perde letteralmente i pezzi. Gli incendi dei giorni scorsi hanno distrutto le aree viola e gialle. Alcuni reclusi sono stati spostati ed ammassati nelle restanti aree, altri invece sono stati portati via dal Centro di corso Brunelleschi, ma non si sa ancora dove con certezza. Alcune voci dei reclusi, confermate da qualche quotidiano locale, indicano il Cpr di Trapani come possibile destinazione, una soluzione che la direbbe lunga sulle attuali difficoltà dei governanti nella gestione dei senza-documenti; se alla strutturale carenza di centri detentivi si aggiungono danneggiamenti significativi a quelli esistenti, la macchina delle espulsioni rischia di finire pericolosamente fuori strada…

Nel frattempo, alcuni tra i reclusi rimasti in corso Brunelleschi continuano lo sciopero della fame, iniziato ormai una decina di giorni fa, nonostante l’atteggiamento particolarmente minaccioso tenuto dalle forze dell’ordine negli ultimi giorni, come mostrano le modalità con cui si sono svolte le perquisizioni il giorno dopo gli incendi. La celere è entrata nelle aree costringendo i reclusi a spogliarsi e restare a lungo completamente nudi, nonostante le temperature invernali.

In momenti come questi è quanto mai importante far sentire a chi lotta che non è solo, dimostrare che le sbarre e le mura non riescono a rendere invisibile ciò che accade dentro a chi si trova fuori. Per questo ricordiamo l’appuntamento di domani.

Domenica 1 dicembre ore 16.00 Presidio davanti al Cpr di corso Brunelleschi

macerie @ Novembre 30, 2019

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Parigi – Presidio al tribunale per la libertà di Diakité e di tutti/e

Traduzione da: Gilets Noirs

LIBERTÀ PE DIAKITÉ!

LIBERTÀ PER TUTTI/E GLI/LE ALTRI/E!

Il 27 novembre alle 9:30 il nostro compagno e amico Diakité, membro del Collettivo La Chapelle Debout e militante dei Gilets Noirs in lotta, è stato arrestato da 8 poliziotti all’ingresso della metropolitana di Grands Boulevards.

È stato inseguito e arrestato perché nero, immigrato, militante e senza documenti. Viene arrestato perché lotta per la dignità.

Ora è recluso nella prigione per stranierx di Vincennes. È dove Mohammed, anche lui rinchiuso nel centro di detenzione perché straniero, è stato ucciso l’8 novembre scorso. Continua a leggere

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Torino – Domenica 1° dicembre, ore 16, presidio sotto le mura del CPR

Con i reclusi in lotta al Cpr. Presidio domenica 1° dicembre alle ore 16 in corso Brunelleschi.

Fonte: Macerie

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Torino – Tra scioperi e fuoco nel CPR di Corso Brunelleschi

fonte: Macerie e Macerie su Macerie

Lo sciopero della fame iniziato venerdì dai reclusi dell’area viola si è esteso oggi anche alle altre aree del Cpr: alla rossa, alla gialla, alla blu e alla bianca. Tutto il Cpr in questo momento è in sciopero della fame contro il peggioramento delle condizioni di reclusione, come sottolineano i reclusi con le loro rivendicazioni.

Accanto a questa mobilitazione ormai generale, continuano le azioni volte a impedire al Centro di funzionare, azioni che hanno accompagnato tutta la storia di questi luoghi di detenzione sin da quando si chiamavano Cpt. Nel pomeriggio di ieri i reclusi hanno dato fuoco ai materassi nelle aree blu e viola, rendendole di fatto inagibili, e sono stati comunque costretti a passarvi la notte dormendo per terra per l’assenza di materassi. Per spegnere il fuoco sono dovute entrare nel centro i mezzi dei pompieri, e una volta domate le fiamme è intervenuto anche un fabbro, per saldare la cancellata della viola danneggiata dall’incendio ed evitare che qualcuno potesse tentare la fuga. Nel frattempo fuori dal Centro, alcuni solidali sono riusciti, nonostante la pioggia, a far sentire le loro grida e incitare i reclusi, assicurando prima di andar via che sarebbero tornati presto.

Mentre scriviamo queste righe, i reclusi stanno discutendo su come andare avanti nella protesta e come coordinare le prossime iniziative tra le diverse aree, sotto gli occhi di un buon numero di celerini presenti nel Centro da oramai diverse ore per effettuare perquisizioni ed evitare  altre fiammate di rabbia.

Per saper quello che sta succedendo dentro al Cpr direttamente dalle parole dei reclusi, potete ascoltare la puntata di oggi di Macerie su Macerie andata in onda su Radio Black Out.

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