Roma – SOLIDARIETÀ AI RIVOLTOSI – 28 settembre presidio sotto le mura di Ponte Galeria

Riceviamo e pubblichiamo. Per scriverci e inviarci contributi hurriya[at]autistici.org

I Centri di Permananenza per il Rimpatrio sono l’ultima catena del sistema di gestione dell’immigrazione, quell’anello che imprigiona le persone migranti in attesa del rimpatrio o dell’esito della domanda d’asilo. Sono luoghi di detenzione sparsi sul territorio italiano il cui numero, secondo i governi che si susseguono al potere, dovrebbe aumentare fino ad un CPR per regione italiana. Lo scopo sarebbe quello di rimpatriare le/i migranti clandestin* nei loro paesi d’origine, ma questo avviene in percentuali piuttosto basse per la mancanza di accordi bilaterali con le nazioni di destinazione e la difficoltà di identificazione della loro reale provenienza. Scopo principale del CPR rimane quindi quello di minaccia per le/i migranti senza regolare permesso di soggiorno, che possono essere sfruttatx nelle campagne, nelle fabbriche e nella logistica con la paura – se non rispettano gli estenuanti turni e la misera paga di lavoro – di vedersi rinchiusi nel CPR per un periodo che si è esteso fino a 180 giorni.
Questo è lo scopo che le politiche di immigrazione dello Stato intendono ottenere, gestire e selezionare solo i lavoratori e le lavoratrici più ricattabili per mantenere a zero il costo del lavoro e, di fatto, reintrodurre la schiavitù nel mercato economico. La lotta sovranista per il controllo delle frontiere nasconde l’intenzione di selezionare la mano d’opera gestendo le frontiere, del mare a sud o di terra a nord, aprendole o chiudendole in base alle esigenze di mercato.

L’estate è sempre un momento caldo di rabbia e resistenze. Le condizioni di vita all’interno dei centri sono sempre più dure così come la repressione di ogni forma di resistenza e organizzazione; nonostante ciò sono quotidiane le lotte delle persone rinchiuse. Tentativi e successi di fughe hanno costellato gli ultimi mesi, da Tenerife a Torino, da Plaisir a Roma, dove la riapertura della sezione maschile nel mese di giugno è stata inaugurata da una rivolta e dall’evasione di dodici persone. E ancora ieri 20 settembre gli uomini reclusi a Ponte Galeria hanno dato vita a una rivolta per protestare contro il rimpatrio di alcuni prigionieri; sono stati bruciati materassi e le fiamme hanno coinvolto 4 delle 6 aree in cui è suddiviso il lager. Alcune zone sono state probabilmente rese inagibili tanto da costringere chi gestisce il centro di detenzione a trasferire una decina di persone all’interno della sezione femminile del CPR. E’ emersa subito forte e determinata la richiesta da parte dei rivoltosi di diffondere il più possibile quanto stava accadendo tra le mura del lager: all’interno dei CPR i contatti con l’esterno vengono sistematicamente ostacolati e, da quando è stato vietato l’utilizzo dei telefoni cellulari, far sapere a chi è fuori cosa avviene tra le sbarre di questa prigione per persone senza documenti è diventato ancora più difficile.

Crediamo che tutto questo sia funzionale a rimarcare l’isolamento delle persone recluse, a zittire le loro voci e a spezzare i legami di solidarietà tra chi è dentro e chi è fuori.

Crediamo anche che proprio per questo sia necessario continuare a sostenere chi resiste ogni giorno e si ribella contro le disperate condizioni di vita di questi lager, cercando di spezzare l’indifferenza e il silenzio che lo Stato vorrebbe calare su queste prigioni, comunicando con chi è reclus* e facendo uscire la voce di chi ha il coraggio di raccontare cosa succede nei CPR. Voci che raccontano i soprusi e le sopraffazioni agite dalle forze dell’ordine e da operatori e operatrici, soprattutto se ci si oppone all’assurda quotidianità di quel luogo di cui la maggior parte delle persone non conosce l’esistenza, ma anche le più disparate forme di rivolta e resistenza.

In un momento in cui lo Stato, complice delle morti in mare, delle torture in Libia e responsabile della detenzione ed espulsione di migliaia di persone, reprime ogni forma di opposizione e solidarietà, non smettiamo di lottare contro questo sistema e continuiamo a tornare sotto quelle odiate mura.

SOLIDARIETA’ A TUTT* RIVOLTOS*
SOLIDARIETA’ ALLE PERSONE COLPITE DALLA REPRESSIONE DELLO STATO

CONTRO TUTTE LE GABBIE

SABATO 28 SETTEMBRE
ORE 16
FERMATA FIERA DI ROMA

NEMICHE E NEMICI DELLE FRONTIERE

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Potenza – Palazzo San Gervasio, un lager in lotta

Nel CPR di Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza i tentativi delle persone recluse di guadagnarsi la libertà sono continui.

Proteste, rivolte, tentativi di evasione e fughe riuscite sono all’ordine del giorno, tanto da rompere il muro di silenzio e isolamento che avvolge questi lager.

Questa volta è costretto a parlarne il sindacato di polizia aderente alla CGIL, preoccupato delle condizioni in cui lavorano i suoi iscritti, preposti alla repressione nel campo di concentramento. In un comunicato pubblicato ieri così descrivono la situazione nel centro di detenzione:
“Ricordiamo che l’intera struttura è all’aperto e quindi esposta a tutte le variazioni climatiche. Gli stessi ospiti, divisi tra loro da basse recinzioni che scavalcano agevolmente, passano le giornate sui tetti, cercando un minimo di segnale telefonico
(n.d.r. gli ospiti hanno i propri telefoni cellulare) e quando sono stanchi di sopportare i disagi del
centro, scavalcano e lo lasciano.
Negli ultimi giorni oramai sembra che l’allontanamento arbitrario dal centro sia una pratica diffusa.
Alcuni ospiti impegnano la forza presente con un lancio di oggetti, spesso i cornicioni della
struttura, obbligandola a disporsi in assetto antisommossa mentre i loro complici lasciano il centro”.
Il più recente episodio sarebbe avvenuto la notte del 18 settembre, con un ennesimo tentativo di fuga collettiva represso dall’intervento della polizia in assetto antisommossa.

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Roma – Rivolta nel CPR di Ponte Galeria

Oggi, verso le 13, le persone recluse nell’ala maschile del CPR di Ponte Galeria sono riuscite a informare l’esterno che nel lager è in corso una rivolta, con fiamme che interessano 4 delle 6 aree. Sarebbero stati incendiati alcuni materassi all’interno della struttura per resistere alle imminenti deportazioni di alcune persone.
Dalla sezione femminile comunicano che alcuni reclusi sono stati portati lì, forse una decina di persone che erano nelle sezioni bruciate.

Nonostante il clamore mediatico che la notizia sembra aver suscitato e l’attivazione di associazioni e democratici vari, che hanno fatto richiesta di far entrare una delegazione parlamentare nel CPR per controllare la situazione, ci interessa ribadire che sono solo le rivolte e le resistenze quotidiane delle persone recluse nei lager di stato a squarciare la coltre di silenzio sotto cui lo Stato vorrebbe nasconderle. Dai CPR presenti nelle grandi città come Roma e Torino, a quelli più isolati, a Caltanissetta, Trapani, Palazzo San Gervasio etc., la conflittualità delle persone private della libertà non conosce tregua malgrado il dispiegarsi di feroci violenze poliziesche e sempre nuovi dispositivi di contenimento.

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[Opuscolo] In lotta contro i CRA! Voci e lotte dall’interno, solidarietà all’esterno per ostacolare la macchina delle espulsioni

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Questo opuscolo è una traduzione della brochure En lutte contre les CRA ! scritta da alcunx compagnx in lotta contro le frontiere e la detenzione nell’inverno 2019.

Il racconto si ferma al mese di febbraio ma nei mesi successivi diversi focolai di rivolta sono scoppiati nei centri di detenzione amministrativa di Francia.

I comunicati di rivendicazione degli scioperi e delle manifestazioni dei mesi seguenti si possono trovare sul sito https://abaslescra.noblogs.org/. Alcuni sono
stati tradotti in italiano sul blog https://hurriya.noblogs.org/.

Qui trovate il pdf per la lettura o la stampa.

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9 settembre 2019 – Da Foggia a Rosarno solo la lotta può fermare la repressione

Questa mattina si terranno due udienze contro alcune compagne che da anni si organizzano e lottano insieme alle persone che vivono e lavorano nei numerosi ghetti disseminati nelle campagne di questo paese.

A Palmi (RC) verrà emessa la sentenza contro due compagne accusate di aver aiutato una persona a sfuggire dall’identificazione e, per una di loro, di averlo fatto con l’uso della forza contro un carabiniere, in riferimento alla giornata di lotta del 22 marzo 2017 a San Ferdinando.
A Foggia, invece, si terrà un’udienza del processo che vede accusate alcune compagne di manifestazione non autorizzata, per il blocco avvenuto davanti la Questura durante la mobilitazione congiunta del 6 febbraio 2017, che rientrava in un percorso su scala nazionale contro confini e sfruttamento.

Il caso vuole che questi due processi avverranno in contemporanea, ma non è affatto una coincidenza che in questi contesti, da anni, esistano delle lotte autorganizzate che con tanto coraggio e determinazione stanno contrastando il razzismo e la segregazione che tutti i governi, con il loro apparati istituzionali e non, portano avanti al fine di sfruttare e controllare la vita di migliaia di persone, non solo immigrate.

La nostra solidarietà si basa sulla certezza che solo costruendo relazioni di lotta si possa abbattere questo esistente mortifero.
Quello che accade a chi vive nei ghetti, nei centri di accoglienza o di espulsione, alle persone bloccate alle frontiere o in difficoltà per superarle, viene spesso spettacolarizzato, masticato, digerito e buttato via rapidamente, tra l’esaltazione sul web di gesti altrui.
Noi crediamo invece che sia necessario mettersi in gioco in prima persona, convinti che l’unità vada ricercata tra le differenze e affrontando le contraddizioni, senza alleanze e opportunismi.

Per la libertà.

Rete Evasioni
Rete Campagne in Lotta
i compagni e le compagne di Hurriya

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Torino – Aggiornamenti e resistenze nel CPR di Corso Brunelleschi

fonte macerie

Si avvicina la fine di agosto con le ultime calure estive, le sbarre del centro di espulsione di corso Brunelleschi rimangono incandescenti, non solo per il sole battente ma anche per i fuochi di protesta che continuano ad essere accesi nelle varie sezioni. Pochi giorni fa nelle aree gialla, rossa e viola alcuni reclusi hanno appiccato degli incendi per dare sfogo alla rabbia che oramai si coagula attorno alle storie e ai problemi che di volta in volta qualcuno ha il coraggio di mettere sul piatto, rompendo la normalità dietro quelle mura. In questo caso ritorna l’insofferenza per il cibo scarso e indecente, inoltre un recluso è stato bellamente “truffato”, come ci dicono da dentro, poiché dopo aver scontato il massimo tempo di reclusione di sei mesi invece di vedersi aprire le porte del centro è stato tratto in arresto per resistenza a pubblico ufficiale e poi riportato dentro, vedendo azzerato il tempo di permanenza.

Tre ragazzi hanno tentato la fuga, tentativi che come abbiamo già detto sono quasi all’ordine del giorno. Continuano anche le espulsioni: proprio questa mattina tre reclusi sono stati svegliati per essere accompagnati in aeroporto, il terzo però ha deciso di opporsi tagliandosi le mani ed è stato lasciato cosparso di sangue dentro la sezione.

Infine rimane costante il problema delle cure, per chi è relegato all’ultimo gradino della scala sociale rimanere in vita è una battaglia costante e da dietro quelle sbarre essere portati in un ospedale è cosa rara.

macerie @ Agosto 29, 2019

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Grecia – Sgomberati 4 squat abitati da persone immigrate nel quartiere Exarchia ad Atene

All’alba di oggi 26 agosto il quartiere di Exarchia ad Atene è stato circondato per una massiccia operazione di polizia che si è scagliata, ancora una volta, contro le numerose occupazioni abitative presenti nella zona, in continuità con i precedenti sgomberi di 5 squat avvenuti tra febbraio e aprile per ordine del governo di Syriza.

Centinaia di agenti dei reparti antisommossa, della polizia motorizzata, delle forze antiterrorismo, insieme a personale dei servizi segreti in azione su auto senza targa, hanno bloccato strade e piazze del quartiere, supportati dall’alto da un elicottero e alcuni droni.

Questa volta sono stati 4 gli spazi sgomberati, dove vivevano in autogestione centinaia di persone immigrate: Spirou Tripouki 15 e 17, Gare, Rosa de fok.
Le persone sono state rastrellate, mobili e masserizie distrutti e buttati nella spazzatura, porte e finestre murate.
143 persone immigrate, 57 uomini, 51 donne e 35 tra bambinx e minorenni, provenienti da Iran, Irak, Afghanistan, Eritrea e Turchia, sono state costrette a salire sui bus della polizia e portate nell’edificio di via Petrou Ralli dove ha sede il direttorato per l’immigrazione e un centro di detenzione.

Secondo fonti della polizia, 10 persone sono risultate senza documenti in regola e saranno imprigionate nei centri di detenzione per essere deportate, le altre segregate nei miserabili campi statali di accoglienza lontano da Atene, in attesa di una risposta alla domanda d’asilo.
Durante le operazioni di sgombero sono stati arrestati anche due compagni greci e uno francese, accusati di “disturbo della pace”.

Un’assemblea degli altri spazi occupati è stata subito convocata alle 18 presso lo squat Notara 26 a Exarchia, dove da giorni ogni mattina si svolgono presidii antisgombero. Più di mille persone si sono mosse in corteo stasera per le strade del quartiere fronteggiando la polizia, ancora presente in forze vicino agli edifici sgomberati.

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Roma – Fino a quando esiste un lager in città

In questi giorni alcune compagne e compagni di Roma stanno ricevendo diverse notifiche di indagine riguardanti l’ultimo presidio davanti il CPR di Ponte Galeria del 28 luglio scorso.

Il presidio, nonostante fosse piuttosto numeroso, non riuscì nell’intento di raggiungere la sezione maschile a causa del dispiegamento ingente di forze dell’ordine.
Farsi sentire fuori da quelle mura è una testimonianza di solidarietà che regolarmente, da anni, vede decine di persone scegliere di rompere l’isolamento che il centro di espulsione romano vorrebbe creare intorno le persone recluse. Questa necessità si fa ancora più forte da quando, con l’apertura della sezione maschile a fine maggio, lo stato ha scelto di impedire l’utilizzo di telefoni cellulari ai reclusi.

Chi ha partecipato ai presidi davanti Ponte Galeria sa bene quanto fastidio provoca la presenza solidale all’esterno.
Nel tentativo di rompere la comunicazione tra dentro e fuori le forze dell’ordine ne hanno provate tante: trasferimenti punitivi nei confronti di chi sceglieva di relazionarsi con i solidali all’esterno, chiusura delle celle per impedire alle persone di affacciarsi in cortile e sentire le urla del presidio, spargere voce che il presidio fosse contro gli immigrati e dunque bisognava diffidare dalla presenza nemica fuori le mura, blocchi dei convogli e checkpoint per chi intendeva raggiungere il lager con il treno, limitazioni ridicole su come e quanto i partecipanti al presidio potevano muoversi su un marciapiede o su una strada inutile, mai trafficata.
Ne ricordiamo tante, alcune davvero buffe data la posizione del lager rispetto la città, a cui aggiungiamo le secchiate di denunce per quasi ogni presidio svolto. Denunce che non hanno mai fermato nessuno dal tornare ogni mese davanti le mura di Ponte Galeria.

Questa volta le notifiche di indagine riguardano manifestazione non autorizzata, adunata sediziosa, oltraggio a pubblico ufficiale, vilipendio, violenza o minaccia. Accuse interessantissime ma mai come quando sulle carte di vecchie denunce comparve un bellissimo “AMMERDE” come pretesto.
Non abbiamo molto da aggiungere, sicuramente la rivolta e l’evasione di massa di inizio luglio, così come le resistenze quotidiane, sono il coraggio a cui guardiamo.
Torneremo al più presto fuori da quelle mura infami, finché di Ponte Galeria non resteranno che macerie.

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Francia – Sciopero della fame nel CRA di Saint Exupery a Lione

Traduzione da: A bas les CRA

I prigionieri del centro di detenzione – CRA di Lione hanno iniziato uno sciopero della fame questo pomeriggio nell’area blu e in quella gialla!
Ieri sera le guardie hanno spento le luci delle celle alle 22. Dopo di che hanno manganellato le persone all’interno.
Oggi la repressione continua con massicci lanci di lacrimogeni e segregazione delle persone nel cortile, poi di alcune altre in una gabbia nel cortile.
Un grande incoraggiamento per loro per la lotta che hanno iniziato e per la repressione che subiscono.
Fuoco alle frontiere, alle carceri, ai CRA che rappresentano entrambe queste cose, e a questo sistema di confinamento razzista!

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Francia – Evasioni dai CRA di Plaisir e Mesnil-Amelot

Traduzioni da: Cracher dans la soupe e A bas les CRA

Plaisir – Tripla evasione dal centro di detenzione

Nella notte tra martedì a mercoledì 14 agosto, due persone sono fuggite dal centro di detenzione amministrativa di Plaisir, situato vicino alla stazione di polizia. Una terza persona è stata arrestata sul tetto dell’edificio. L’allarme è stato dato intorno alle 2.30 del mattino, dopo che i reclusi sono fuggiti rimuovendo le sbarre della finestra e calandosi con un lenzuolo. Pattuglie della polizia hanno inseguito i fuggitivi, ma la loro ricerca degli ultimi due è stata inutile.
Recentemente, sui muri è stato installato filo spinato con lamette per scoraggiare i migranti privi di documenti dal lasciare i locali senza permesso. Ovviamente, ciò non ha impedito loro di darsi alla fuga.

Tentativo d’evasione a Plaisir e fuga da Mesnil-Amelot

Alcune notizie da Plaisir e Mesnil-Amelot, e per una volta anche buone notizie!
Martedì 6 agosto, Mesnil-Amelot. Un prigioniero viene trasferito all’aeroporto per essere espulso. All’arrivo, durante il trasferimento, una porta chiusa male e… una persona libera in più!
Da quello che sappiamo, oggi, 5 giorni dopo, è ancora libero. Tanta forza per lui!
Successivamente venerdì 8 agosto a Plaisir, 3 prigionieri hanno cercato di scappare a tarda notte. Sfortunatamente le guardie li raggiunsero e uno di loro fu immediatamente trasferito in una prigione per senza documenti.
Forza a tutti i fuggitivi!

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