Riceviamo e pubblichiamo i contributi di Feminist Mobilisations e Antifa Bulgaria che alcune compagne hanno riadattato per la diffusione.
Per scriverci: hurriya[at]autistici.org
Anche in Bulgaria, il 25 novembre si sono svolte manifestazioni contro la violenza sulle donne. In alcune città, come a Varna, era la prima volta. A Sofia invece, abbiamo di nuovo dovuto confrontarci con la violenza patriarcale e fascista in tutta la sua spudoratezza proprio in piazza.
Mentre sul palco delle donne condividevano le loro esperienze di sopravvivenza alla violenza machista, un gruppo di provocatori dai volti familiari si sono fatti largo tra la folla per rubare l’attenzione delle telecamere e provare a strappare il microfono. Tra di loro, il famelico “cacciatore di pedofili” Alen Simeonov e lo youtuber Alexander Alexandrov, conosciuti sui social per i loro show di orgoglio nazionalista neonazista e nelle strade per i vari tentativi di infiltrazione nelle nostre manifestazioni.
Cosa volevano dimostrare? Il loro disprezzo machista, esponendo uno striscione che recitava “la donna biologica bulgara, madre dei nostri figli” e contro “l’ideologia gender”. Mentre le donne di ogni provenienza, status sociale, con e senza figli vengono abusate e uccise, secondo i patrioti di spicco è chiaro che solo le donne di affermata discendenza bulgara dovrebbero essere protette (discutibile come) e solo se sono uteri ambulanti per allevare altri come loro. Estremamente offensivo per tutte le donne e abbastanza indicativo dell’ideologia nazionalista, che qui è strettamente legata al neonazismo.
La polizia ovviamente non bruciava di desiderio di rimuovere i provocatori nazisti. Qui come ad un evento quest’estate, quando ci è stato detto “state calme se no lasciamo che se ne occupino loro”, i patrioti sono stati educatamente scortati come ospiti VIP un po’ più a lato della protesta, dove una catena umana di poliziotti li ha sorvegliati mentre ripetevano il loro rozzo manifesto ai media e si fingevano vittime della folla arrabbiata. Una donna che cercava di strappare il loro striscione è stata brutalmente respinta dalla polizia che ha poi restituito lo striscione ai proprietari, mentre un compagno è stato arrestato per aver lanciato loro una bottiglia.
Per dare un quadro della situazione in Bulgaria, dalle proteste di massa anticorruzione dell’estate scorsa ci sono state tre elezioni e ancora nessun governo stabile. I partiti di estrema destra, nazionalisti e di ispirazione neonazista hanno formato varie coalizioni per mantenersi in parlamento, e alle ultime elezioni di ottobre sono entrati con il partito “Rinascita” (Vyzrazhdane).
In questo contesto, dall’autunno del 2020 c’è stato un aumento degli attacchi fascisti, principalmente contro la comunità lgbtq+. Prima con attacchi sporadici e poi con azioni organizzate, come al primo Pride di Burgas di quest’anno, attaccato con una contro-manifestazione nazionalista decorata con croci e bandiere infuocate, da cui sono partiti lanci di cetrioli, uova e fumogeni. Da quel momento, per tutto il mese del Pride ogni evento è stato circondato da neo-nazisti di diversi gruppi che hanno intentato di creare interrompere proiezioni di film e presentazioni di libri. Solo alcune settimane fa il centro “Rainbow Hub” è stato distrutto e una persona presente è stata presa a pugni in faccia dal leader dell’organizzazione neo-nazista BNS (tra l’altro, candidato alle elezioni presidenziali). Poco dopo questo incidente, alcuni adolescenti sono stati picchiati mentre ascoltavano musica punk in un parco nel centro di Sofia. Continua a leggere