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Come già vi abbiamo raccontato una settimana fa, un recluso del CIE di Ponte Galeria è riuscito a resistere alla deportazione coatta tagliandosi il corpo e ingerendo delle lamette, espulsione che invece ha riguardato altre due persone.
Dai racconti dei familiari di uno dei due ragazzi espulsi, abbiamo saputo che, a seguito di un pestaggio avvenuto prima in Italia e poi, appena sbarcato, anche in Tunisia, il ragazzo si trova tuttora ricoverato in ospedale a Tunisi.
Per protesta contro l’internamento e la minaccia continua di deportazione, un altro ragazzo recluso ha deciso di cucirsi le labbra con il fil di ferro, portando avanti uno sciopero della fame inizialmente sostenuto da molti reclusi, in concomitanza con la resistenza alla deportazione di cui parliamo sopra.
Stando ai racconti di alcuni testimoni, due giorni fa Moes, il ragazzo con le labbra cucite, dopo essere stato più volte pressato ad accettare il trasporto in ospedale, ingannato dalla promessa di essere liberato, ha accettato di ricevere le cure precedentemente rifiutate con la paura dell’espulsione.
Il giorno successivo al trasporto in ospedale, Moes è stato visto dai suoi compagni di reclusione rientrare al CIE ammanettato, recuperare i suoi effetti personali per poi subire una deportazione in Tunisia, quando era ormai separato da tutti gli altri.
Questa mattina, 12 sbirri sono entrati nella cella di Alì, un altro ragazzo nato in Tunisia, lo hanno ammanettato e deportato.
Ad oggi, nella sezione maschile del CIE di Ponte Galeria sono recluse più di 80 persone, ogni giorno ci sono nuovi ingressi, principalmente frutto di retate in strada, e frequenti sono le deportazioni.
Nota: pensiamo non sia un caso che le deportazioni di questi giorni stiano avvenendo verso la Tunisia, Stato che continua a rafforzare accordi economici e militari con l’Italia.