Riceviamo e pubblichiamo:
La “Tre giorni contro le frontiere” è stato un momento di confronto e riflessione sul tema delle frontiere e delle politiche di controllo e gestione dei flussi migratori in Europa. Molti i temi di cui si è cercato di discutere, cercando il filo conduttore che, inesorabilmente, li collega gli uni agli altri: dallo stato d’emergenza alla militarizzazione del territorio, dall’intervento militare in varie parti del mondo al saccheggio di materie prime, dalla creazione di nuovi sistemi contenitivi per gli immigrati alla strutturazione di tutto il sistema dell’Accoglienza secondaria, dallo sfruttamento delle risorse allo sfruttamento lavorativo degli immigrati. Le frontiere assumono molte forme e non possono certo limitarsi al solo banale confine geografico; che esse acquisiscano la forma del muro, del filo spinato, della divisa o dell’ente gestore che lucra sul corpo degli immigrati, queste vanno comunque abbattute.
Quella della “Tre giorni contro le frontiere” è stata anche un’occasione per far sentire la propria voce e non limitare l’iniziativa al solo aspetto teorico. Qui di seguito i vari accadimenti di queste giornate:
Mistral Air e deportazioni
Venerdì 19 febbraio, in mattinata, si è svolto un volantinaggio di protesta in cinque diverse filiali di Poste Italiane, per ricordare la complicità di Mistral Air – la compagnia aerea che fa capo alla società – nella deportazione degli stranieri espulsi dall’Italia.
Mentre qualcuno volantinava all’interno delle sedi, un gran numero di manifesti sono stati affissi sulle varie vetrate.
Restinco
Sabato 20 febbraio si è svolto il presidio al Cie di Brindisi-Restinco, in solidarietà ai reclusi e per rompere l’isolamento. Un’ottantina di compagni e compagne si sono ritrovati per due ore davanti alla recinzione della struttura – che permette un contatto visivo con i reclusi – riuscendo a dialogare a voce con loro, e alternando musica e interventi al microfono. Da dentro hanno risposto con saluti e battiture.
Due giorni dopo cinque reclusi sono riusciti ad evadere dal Centro segando le sbarre del proprio modulo e tre giorni dopo, in seguito ad una protesta con il danneggiamento di un portone, due ragazzi egiziani sono stati arrestati ed attualmente sono reclusi nel carcere di Brindisi.
Nella “Movida”
Ancora sabato 20 febbraio, dalle 19.00, a Lecce un corteo ha percorso viale dell’Università rallentando il traffico cittadino, per poi entrare nel centro storico dove ha lasciato un eco di scritte e manifesti. Imbrattati anche i pannelli pubblicitari di “Business Tourism Management”, un workshop sul turismo in svolgimento in quei giorni, dal tema “Come offrire un’accoglienza memorabile nelle imprese turistiche”. “I turisti con i soldi, gli immigrati nei Cie? Distruggiamo le gabbie”, “Fuoco ai Cie” alcune delle risposte sui muri.
A colpi di mazza
Il 22 febbraio i giornali cittadini riportano la notizia che, nella notte, due vetrate e il bancomat di un ufficio postale di Lecce (filiale di via Taranto) sono stati danneggiati da ignoti probabilmente a colpi di mazza. Sul muro dell’edificio è stata lasciata una scritta contro i Cie.
Letture
Due degli interventi alle assemblee sono stati stampati e resi disponibili per la lettura (frontiere e lavoro e Siria pantano delle superpotenze). Altri contributi che hanno dato spunto al confronto (“Fragile il vetro della clessidra”, “È troppo tardi per l’ipocrisia. A proposito dei fatti di Parigi”, “Apocalisse o insurrezione”, “Proposta di azione contro i movimenti dei convogli militari”, “L’Accoglienza e le accoglienze: una riflessione sulla gestione degli immigrati”, “Gli Hotspot: nuovi modelli di controllo e carcerazione”) erano già stati pubblicati in rete e facilmente reperibili.