Egitto – “Lotteremo fin quando l’ultimo prigioniero non sarà uscito dal carcere!”

Mahienour e Youssef sono finalmente liberi.

L’11 agosto Mahienour e Youssef hanno finito di scontare la pena di un anno e 3 mesi inflittagli nel processo del 2013 che li vedeva giudicati per una rissa all’interno del commissariato di Al-Raml, ad Alessandria.

Tra gli imputati, oltre a Mahienour che aveva precedentemente scontato 6 mesi di carcere su 2 anni di pena per il processo di Khaled Said (assassinato dalla polizia nel 2010 ad Alessandria), c’è anche Loay, ancora in carcere, che ha finito di scontare i due anni del primo processo e ora sta finendo la pena di 1 anno e 3 mesi, del processo del commissariato di Al-Raml.
Nel processo di Khaled Said, il loro “crimine” è stato quello di aver organizzato una manifestazione non autorizzata, violando così la legge anti-protesta, approvata nel novembre del 2013.
Le procedure di rilascio di Mahienour e Youssef sono durate un paio di giorni.
La mattina dell’11 agosto Mahienour è stata trasferita dal carcere di Al-Qanater al Comando di sicurezza di Alessandria. Youssef, invece, dal carcere di Al-Aqrab, dopo aver passato più di 10 ore nel corazzato della polizia sotto il sole cocente, è giunto al Comando di Sicurezza verso l’una di notte.
Il ritardo nel trasferimento di Youssef li ha costretti a un altro giorno di reclusione, nonostante avessero finito di scontare la pena, dal momento che il venerdì è giorno di ferie per tribunali e uffici pubblici.
Dopo aver passato un’altra notte di reclusione illegale, la mattina di sabato 13 agosto, sono stati trasferiti in tribunale per ultimare le procedure di rilascio. Finiti gli incartamenti, sono stati trasferiti presso i Servizi segreti, dove sono stati interrogati per ore, per poi essere trasferiti al commissariato di Al-Raml da cui poi sono stai rilasciati.

Mahienour e le sue 6 compagne di prigionia nel carcere di Al-Qanater avevano iniziato uno sciopero della fame in solidarietà con dott.a Basma, una delle detenute accusate dell’uccisione del procuratore generale Hisham Barakat, insieme al marito (anche lui in carcere), alla quale è stata vietata la visita dei due figli di 5 e di 1 anno e mezzo.
A tutte e tutti le/gli imputati di questo processo i servizi hanno vietato le visite, motivo per cui dr.a Basma era entrata in sciopero della fame. Una settimana dopo, le compagne di cella sono entrate in sciopero per solidarietà.
Lo sciopero della fame è terminato l’11 agosto a causa del deterioramento dello stato di salute delle detenute.
L’amministrazione penitenziaria, durante lo sciopero si è rifiutata di metterlo a verbale e aveva vietato la reidratazione mettendo a rischio la vita delle detenute.

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