Barcellona – Cronaca del presidio al CIE di Zona Franca in solidarietà con i prigionieri trasferiti da Archidona

tradotto da: barcelona.indymedia

Lo scorso lunedì 15 gennaio alle 16 un gruppo di solidali ha organizzato un presidio per esprimere l’appoggio ai prigionieri del CIE di Zona Franca e in particolare alle 46 persone recentemente trasferite dal CIE di Archidona (Malaga) tra cui ci sono alcuni dei testimoni oculari della morte di Muhammad Bourdelaba.

Durante l’iniziativa abbiamo provato a fare tanto rumore, affinché i prigionieri potessero udire la nostra presenza. E in effetti, appena ci hanno sentiti hanno risposto dall’interno.
Più o meno alle 17 la polizia ha avvisato alcuni dei reclusi arrivati da Malaga di preparare le proprie cose, affermando, ingannandoli, che li avrebbero messi in libertà. Noi abbiamo visto dall’esterno l’arrivo di molti furgoni della Polizia Nazionale e abbiamo subito pensato che stava per avvenire una deportazione quello stesso pomeriggio.
Terminato il presidio, qualcunx di noi è rimastx per visitare uno dei prigionieri e così abbiamo saputo che le visite erano sospese per una mezz’ora. Questo ha confermato che era in corso una deportazione.

Intorno alle 18:30, al passaggio dei 3 furgoni con i reclusi, scortati da altri 9 furgoni della Polizia Nazionale e da alcune volanti, abbiamo improvvisato un blocco stradale per impedire il passaggio della Polizia e così ritardare o impedire la deportazione. Per sfortuna noi solidali non eravamo sufficienti a mantenere il blocco per tanto tempo e la polizia è riuscita a sgomberarci in poco tempo.
Probabilmente con più persone si sarebbe potuta evitare questa deportazione, dal momento che quando un ordine non può essere portato a compimento bisogna aspettarne un altro. Nel caso in cui un prigioniero abbia già trascorso il periodo massimo di 60 giorni nel CIE, deve essere rimesso in libertà per legge. Per questo motivo è così importante tentare di opporsi alle deportazioni, dal momento che ci sono tanti prigionieri che ci provano e in altri paesi è una pratica molto diffusa nei movimenti sociali.

La mattina del giorno successivo ci hanno confermato che le 38 persone deportate lunedì adesso sono in Algeria.

Abbasso tutte le frontiere
Basta deportazioni.

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