fonte: No CIE Modena
E’ confermato! Riaprirà a Modena il CPR, centro per rimpatri. Ne danno notizia il sindaco, il prefetto e il questore. Riguardo a questo evento l’unica remora delle autorità e del PD, in primis, riguarda la gestione del centro.
Avremo abbastanza poliziotti, carabinieri e guardia di finanza a disposizione per tenere a bada i riottosi?
Ne avremo ancora abbastanza per tenere controllate le strade modenesi?
Non ci stupisce che la questione venga posta in questi termini da chi ha sostenuto politicamente e gestito militarmente questi lager per i senza documenti. Le autorità modenesi hanno evidentemente la memoria corta. Durante gli anni di attività dell’ex CIE sono state frequenti le rivolte e i danneggiamenti alla struttura da parte degli internati, così come i tentativi di evasione (molti riusciti) e la solidarietà attiva all’esterno da parte dei nemici delle frontiere. In particolare nell’estate 2013 era scoppiata un’epidemia di parassiti e, alle richieste di migliori condizioni igienico-sanitarie, le forze dell’ordine predisposte alla “gestione” del centro avevano risposto con la solita repressione violenta. Scoppiò così una rivolta che causò 70 000 euro di danni, parecchi sbirri all’ospedale e la chiusura definitiva del lager.
Il CPR, che hanno ora deciso di riaprire, si era dimostrato (e lo dimostrano quelli aperti in altre parti di Italia) un lager a tutti gli effetti a sfondo razziale in un connubio di manganellate e psicofarmaci.
Noi abbiamo le idee ben chiare sul perché si voglia riaprire proprio ora il CPR nelle nostre zone. Negli ultimi mesi la politica estera rispetto all’immigrazione è stata quella di stabilire rapporti sempre più saldi con l’ ipotetico governo libico. Questo con lo scopo di spostare la responsabilità di gestione dei flussi migratori alla polizia di frontiera libica, sostenendola con finanziamenti europei nella costruzione di nuovi lager nei loro territori. Tutto ciò nel tentativo di tenere lontano dagli occhi del buon cittadino lo scandalo delle vite umane affogate in mare, torturate, schiavizzate e stuprate nei centri di detenzione. A causa della continua destabilizzazione del governo libico il progetto di cessione della gestione non è ancora del tutto attivo.
Con l’arrivo dell’estate, e conseguentemente di aumentati sbarchi di migranti sulle coste italiane, i temi della gestione e del controllo tornano prepotentemente a farsi sentire. Nel tentativo di rispedire sulle coste africane un surplus umano problematico e non schiavizzabile, e per mostrare che la situazione è sotto controllo, diventa necessario aumentare il numero di strutture che rinchiudono migranti.
Il CPR, oltre a segregare le vite di migliaia di migranti, risponde anche alla necessità di lucro di diversi enti. Tra questi ricordiamo coloro che da tempo si occupano delle varie strutture del sistema sprar nel modenese, “Caleidos” e “L’Angolo”; il Comune di Modena con l’impiego dei migranti in attività di manodopera a costo zero e in attività di affiancamento alla polizia municipale.
Per quanto riguarda la proprietà dell’ex cie, dall’anno di chiusura ne è stata protagonista la società finanziaria Finint (con sede a Conegliano, Treviso), e, a seguito della recente revoca, la gestione è passata in mano a un’altra società finanziaria chiamata “Alba Leasing” (Bper ne è uno dei soci di maggioranza).
C’è inoltre chi si oppone al CPR con la preoccupazione che la sua apertura comporterebbe la carenza di personale di polizia nella gestione della sicurezza cittadina. Chi auspica un maggior numero di sbirri per le strade auspica persecuzione contro chi vive ai margini e più repressione per chi contrasta logiche di dominio e di arricchimento dei soliti noti.
Ricordiamo a questo ipocrita carrozzone di lagnosi, agli speculatori sulle vite altrui, ai difensori degli sfruttatori, ai politici che permettono e plaudono a tutto ciò, che chi combatte per la libertà e per la dignità degli individui li avrà sempre loro nemici.. e non resterà a guardare.
Senza alcun compromesso, i CPR si chiudono col fuoco della rivolta
Alcuni anarchici e anarchiche modenesi