Traduzione da: Athens Indymedia
Questa è una recente conversazione con una donna migrante che è stata detenuta nella prigione di Petrou Ralli per 3 mesi. Ci racconta la situazione terribile nella prigione. Per descriverla non ha voluto usare la parola “prigione” per Petrou Ralli, piuttosto la chiama “inferno”.
Sono una donna migrante che è stata reclusa a Petrou Ralli per 3 mesi. Le informazioni che condivido qui mi sono state riferite, mentre ero prigioniera, dalla moglie di un prigioniero che è stato stuprato dalla polizia.
A metà del novembre 2018, un gruppo di prigionieri, migranti, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la situazione a Petrou Ralli. Per almeno 4 giorni non hanno mangiato nulla, ma quando hanno realizzato che ai poliziotti non interessava niente, hanno interrotto lo sciopero della fame. Dopo pochi giorni gli stessi prigionieri in lotta hanno iniziato un altro sciopero della fame, contro il poco e terribile cibo che gli veniva dato in prigione.
Intorno al 20 novembre, nel settore Alpha 3 della prigione di Petrou Ralli, ovvero la sezione maschile, un poliziotto è stato picchiato in risposta alle condizioni brutali di prigionia.
Dopo questo episodio, le guardie hanno portato tutti i prigionieri, uno per uno, fuori dall’edificio e li hanno pestati duramente.
I due prigionieri accusati di aver picchiato il poliziotto sono stati costretti dalle guardie a togliersi tutti i vestiti e poi sono stati stuprati con i manganelli.
Ora non sono più nell’inferno di Petrou Ralli, sì è davvero un inferno. Mentre ero a Petrou Ralli pensavo che c’era una bella vita a aspettarmi fuori da quella prigione. Ma ora vedo la realtà e mi sbagliavo; sono senzatetto e sola in un altro inferno.