La mattina del 12 gennaio M.A., una persona di 34 anni di origine tunisina, è stata ritrovata morta sul suo letto in una cella del CPR di Pian del Lago a Caltanissetta. Dopo l’intervento del medico legale, che ne ha certificato il decesso e disposto il trasferimento del corpo in ospedale per effettuare l’autopsia, si è scatenata la rabbia dei compagni di prigionia: la cella è stata completamente bruciata ed è stata portata avanti una protesta per chiudere la struttura. I reclusi sono stati costretti dalle guardie a dormire fuori, al freddo, e hanno rifiutato di mangiare. Questa mattina verso le 7 la polizia ha portato via una o due persone, verso una destinazione sconosciuta.
Come racconta una persona che si trova nel lager, in collegamento ieri mattina con Radio Blackout:
“Aveva 34 anni, era nato il 1° febbraio 1986. Ieri mattina verso le 8 li hanno avvisati che era morto nella sua stanza, però in quella stanza non c’era riscaldamento, c’era molto freddo. Hanno provato a muoverlo sul suo letto, c’era del sangue sulla sua bocca, noi non sappiamo qual era il problema per cui è morto così. Quella è la nostra rabbia. E quindi abbiamo protestato qua, la sua stanza l’hanno bruciata, completamente, poi abbiamo manifestato qua e là. Ieri abbiamo dormito fuori, con questo freddo. Ieri abbiamo protestato tutti quanti, a pranzo abbiamo rifiutato di prendere il cibo, per la rabbia. Stamattina ci siamo svegliati stanchi, alcuni hanno dormito fuori, altri in un buco di una stanza dove non c’è porta né finestra, con questa sofferenza. Alle sette la polizia è entrata dove dormivamo, e hanno portato uno o due persone fuori, non lo so dove li hanno portati, se in carcere o per l’espulsione. Noi chiediamo di chiudere qua, perché le condizioni sono pessime, non si possono mettere persone normali in queste condizioni, a dormire così, col mangiare che fa schifo. L’infermeria qui fa schifo, se hai mal di testa danno la stessa medicina, se hai il raffreddore danno la stessa medicina. Alcuni dicono che nel cibo ci mettono qualcosa dentro, non sappiamo nulla di questo, però alcuni hanno sospettato anche questo, quando mangiamo questo cibo, alcuni vanno sempre in bagno continuamente, alcuni sentono stanchezza e sonno”.
Le autorità si sono affrettate subito a minimizzare l’accaduto, dichiarando che si è trattato di una “morte per cause naturali”, senza averne alcuna prova, e che “le fiamme, domate dai vigili del fuoco, non hanno arrecato danni”, quando invece le persone sono state costrette a dormire fuori per il fumo e l’inagibilità delle celle.
Le morti, o più precisamente gli omicidi di stato nei moderni lager, vanno tenute nascoste, e solo le voci e le proteste delle persone recluse sono riuscite a far conoscere quanto realmente avvenuto. È già successo recentemente con la morte di Sahid nel CPR di Torino nel luglio 2019 , di Harry nel giugno dello scorso anno a Brindisi e di Natalia nella sezione femminile del CPR di Ponte Galeria, nel novembre 2018.
Che di questi campi di concentramento restino solo macerie.