Il grido di libertà ci è arrivato forte e chiaro

Il grido di libertà ci è arrivato forte e chiaro.
I lavoratori e le lavoratrici che hanno scioperato venerdì a Foggia e Rosarno, continuando una lotta che va avanti da anni, sono nostri compagni e nostre compagne.
Con loro impariamo il coraggio e riempiamo di senso una parola che troppo spesso viene abusata e sempre meno praticata: la solidarietà.
Abbiamo condiviso le strade, i confronti, i momenti durissimi e quelli bellissimi che la lotta ci regala. La nostra gioia è proprio lì.

Fianco a fianco dobbiamo strappare ancora tante conquiste. Non molliamo, è una promessa.

Salutiamo calorosamente chi è stato ferito e chi è stata denunciata per questa ultima giornata di lotta.
Viva la lotta autorganizzata del Comitato lavoratori delle campagne e della Rete Campagne in Lotta.

Con rabbia e con amore, i compagni e le compagne di Hurriya

Qui trovate il comunicato dello sciopero.
Qui le corrispondenze radiofoniche con chi lotta.

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Belgio – Passeggeri e solidali impediscono una deportazione

Fonte: Getting the voice out

Avvertitx da solidali presenti in aeroporto, i/le passegerx di un volo della Eritrean Airlines verso la Somalia hanno impedito l’espulsione di A. Le persone a bordo dell’aereo non hanno allacciato le cinture e hanno rifiutato di sedersi nonostante siano state attaccate dalle guardie che scortavano la persona deportata e una persona di Medici senza frontiere sia stata portata fuori e arrestata.

Qui il video:

Secondo le testimonianze delle persone che lo hanno ospitato e del personale medico A. soffre di disturbi psicologici. Nonostante questo il Belgio ha deciso di procedere al terzo tentativo di espulsione. Il primo tentativo si è verificato nell’aprile 2019 ma A. ha opposto resistenza. Il secondo tentativo ha avuto luogo il 17 luglio scorso su un volo della Turkish Airlines.  In quell’occasione, durante il transito a Istanbul i/le passeggerx diretti a Djibuti hanno impedito la deportazione. Le guardie belghe hanno passato due notti in un albergo di Istanbul con A. chiuso al bagno ammanettato al termosifone. Al ritorno nel centre fermé (CPR)  A. ha raccontato quello che era accaduto durante la deportazione: “Si trovava in una stanza dell’aeroporto di Bruxelles insieme a tre poliziotti e un’assistente sociale. L’assistente sociale gli ha chiesto se voleva partire. “Tu dovrai seguire la polizia e stare calmo”. Allora l’hanno picchiato. Lui ha detto di non voler andare con loro. Ha cominciato a gridare e i poliziotti hanno cominciato a picchiarlo. Poiché non si calmava, allora l’hanno tenuto stretto e gli hanno fatto prendere con la forza un calmante liquido. Così l’hanno portato con le mani legate nell’aereo e hanno cominciato a picchiarlo di nuovo. Aveva le mani legate.  Nell’aereo gli hanno legato anche i piedi. Si è messo a gridare e l’hanno tenuto per il collo. Poi l’hanno picchiato in testa. Nell’aereo, l’assistente sociale ha detto ax passeggerx di non muoversi, che questa persona doveva ritornare in Somalia. Continua a leggere

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Chiasso – 7 dicembre: manifestazione contro le frontiere

fonte: frecciaspezzata

In Svizzera, si va affermando un modello di società sempre più spietato, disumano, schiavista, fondato sulle basi di finti pericoli e urgenze inesistenti! Il tentativo è quello di costruire un’umanità sempre più precaria, divisa, impotente, disperata e dunque oggetto di sfruttamento e di manipolazione, mettendo in atto così una vera e propria guerra ai poveri e fra i poveri, alimentata da una propaganda terrorista dei governi.

Per le istituzioni l’obiettivo è mantenere la quiete sociale e insabbiare ogni testimonianza e notizia di abusi e ingiustizie! Ci pare chiaro come la legge e l’applicazione di quest’ultima puntino a negare la possibilità alle persone semplicemente di vivere, di stare e di andare!

Le persone migranti, che come tutti e tutte dovrebbero essere libere di vivere la propria vita, vengono maltrattate e costrette a risiedere nei centri “di accoglienza” che vanno contro la libertà di movimento! Strutture iper-sorvegliate, sporche e antigieniche e che impongono, scelgono e impostano la vita delle persone in condizioni simili a quelle di una prigione, infantilizzandole secondo una mentalità neo-colonialista.

Mettere all’angolo le persone fino a distruggerle mentalmente e decidere le loro sorti…Numeri…Oggetti…nulla di più!

La Svizzera agisce coperta da una facciata pulita grazie anche alla manipolazione e complicità dei media! Diciamo basta alle situazioni disumane dei bunker e altri centri e ai rimpatri forzati! Per il diritto di abitare e restare! Contro ogni razzismo ed ogni frontiera! Non possiamo più stare a guardare: è arrivato il tempo di agire!

Sabato 7 dicembre: manifestazione a Chiasso.

Ritrovo: Palapenz di Chiasso alle 12.00

Partenza corteo: 13.00.

Scarica il volantino.

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Dai distretti del Made in Italy, scrutando l’orizzonte. Qualche riflessione per darci una prospettiva.

fonte: Campagne in Lotta

Nelle enclavi dell’agroindustria Made in Italy la stretta sulle politiche migratorie, che fa il paio con la crescente repressione del dissenso, ha avuto effetti tangibili, senza però stravolgere un orientamento che ha origini antiche. Il ‘contenimento’, come l’attuale presidente del consiglio ha definito la sempre più marcata esternalizzazione manu militari della gestione dei flussi migratori sulle rotte africane, portato avanti da Minniti e proseguito dai governi successivi, ha ridotto il numero di persone che dai centri d’accoglienza veniva reclutata (direttamente o passando per i ghetti e i campi di lavoro) per il lavoro bracciantile. Non soltanto perché sono diminuiti gli arrivi, ma perché la morsa securitaria, il razzismo diffuso e la stretta sul rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno di chi già si trovava in Italia hanno indotto molti di coloro che gravitavano nell’ampia costellazione di ghetti e campi, funzionali al reclutamento di manodopera, ad abbandonare la nave.

Non si tratta ovviamente di un esodo di massa: per chi non ha un passaporto Schengen, arrivare in Francia, in Spagna, in Svizzera o in Germania (le mete più comuni ed ambite) non è affatto semplice, e comporta seri rischi oltre che un onere finanziario di non poco conto. Come per coloro che partono dalla Libia, o prima ancora dall’Africa sub-sahariana, anche per chi cerca di muoversi all’interno dell’Europa i confini sono portatori di morte e sofferenze. A parte il filtro delle frontiere interne dell’Unione, la chiusura dei centri d’accoglienza, insieme al fatto che le politiche migratorie europee legano chi è arrivato in Italia a doppio filo con il territorio per le pratiche di rinnovo dei permessi, garantiscono una presenza di potenziale manodopera – perlomeno per il tempo (di solito biblico) necessario a chi la fornisce di espletare le pratiche relative al soggiorno e di trovare una via di fuga. Continua a leggere

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Torino – Il CPR a pezzi. Domenica 1° dicembre presidio solidale

Fonte: Macerie

L’unico Cpr aperto nel nord Italia perde letteralmente i pezzi. Gli incendi dei giorni scorsi hanno distrutto le aree viola e gialle. Alcuni reclusi sono stati spostati ed ammassati nelle restanti aree, altri invece sono stati portati via dal Centro di corso Brunelleschi, ma non si sa ancora dove con certezza. Alcune voci dei reclusi, confermate da qualche quotidiano locale, indicano il Cpr di Trapani come possibile destinazione, una soluzione che la direbbe lunga sulle attuali difficoltà dei governanti nella gestione dei senza-documenti; se alla strutturale carenza di centri detentivi si aggiungono danneggiamenti significativi a quelli esistenti, la macchina delle espulsioni rischia di finire pericolosamente fuori strada…

Nel frattempo, alcuni tra i reclusi rimasti in corso Brunelleschi continuano lo sciopero della fame, iniziato ormai una decina di giorni fa, nonostante l’atteggiamento particolarmente minaccioso tenuto dalle forze dell’ordine negli ultimi giorni, come mostrano le modalità con cui si sono svolte le perquisizioni il giorno dopo gli incendi. La celere è entrata nelle aree costringendo i reclusi a spogliarsi e restare a lungo completamente nudi, nonostante le temperature invernali.

In momenti come questi è quanto mai importante far sentire a chi lotta che non è solo, dimostrare che le sbarre e le mura non riescono a rendere invisibile ciò che accade dentro a chi si trova fuori. Per questo ricordiamo l’appuntamento di domani.

Domenica 1 dicembre ore 16.00 Presidio davanti al Cpr di corso Brunelleschi

macerie @ Novembre 30, 2019

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Parigi – Presidio al tribunale per la libertà di Diakité e di tutti/e

Traduzione da: Gilets Noirs

LIBERTÀ PE DIAKITÉ!

LIBERTÀ PER TUTTI/E GLI/LE ALTRI/E!

Il 27 novembre alle 9:30 il nostro compagno e amico Diakité, membro del Collettivo La Chapelle Debout e militante dei Gilets Noirs in lotta, è stato arrestato da 8 poliziotti all’ingresso della metropolitana di Grands Boulevards.

È stato inseguito e arrestato perché nero, immigrato, militante e senza documenti. Viene arrestato perché lotta per la dignità.

Ora è recluso nella prigione per stranierx di Vincennes. È dove Mohammed, anche lui rinchiuso nel centro di detenzione perché straniero, è stato ucciso l’8 novembre scorso. Continua a leggere

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Torino – Domenica 1° dicembre, ore 16, presidio sotto le mura del CPR

Con i reclusi in lotta al Cpr. Presidio domenica 1° dicembre alle ore 16 in corso Brunelleschi.

Fonte: Macerie

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Torino – Tra scioperi e fuoco nel CPR di Corso Brunelleschi

fonte: Macerie e Macerie su Macerie

Lo sciopero della fame iniziato venerdì dai reclusi dell’area viola si è esteso oggi anche alle altre aree del Cpr: alla rossa, alla gialla, alla blu e alla bianca. Tutto il Cpr in questo momento è in sciopero della fame contro il peggioramento delle condizioni di reclusione, come sottolineano i reclusi con le loro rivendicazioni.

Accanto a questa mobilitazione ormai generale, continuano le azioni volte a impedire al Centro di funzionare, azioni che hanno accompagnato tutta la storia di questi luoghi di detenzione sin da quando si chiamavano Cpt. Nel pomeriggio di ieri i reclusi hanno dato fuoco ai materassi nelle aree blu e viola, rendendole di fatto inagibili, e sono stati comunque costretti a passarvi la notte dormendo per terra per l’assenza di materassi. Per spegnere il fuoco sono dovute entrare nel centro i mezzi dei pompieri, e una volta domate le fiamme è intervenuto anche un fabbro, per saldare la cancellata della viola danneggiata dall’incendio ed evitare che qualcuno potesse tentare la fuga. Nel frattempo fuori dal Centro, alcuni solidali sono riusciti, nonostante la pioggia, a far sentire le loro grida e incitare i reclusi, assicurando prima di andar via che sarebbero tornati presto.

Mentre scriviamo queste righe, i reclusi stanno discutendo su come andare avanti nella protesta e come coordinare le prossime iniziative tra le diverse aree, sotto gli occhi di un buon numero di celerini presenti nel Centro da oramai diverse ore per effettuare perquisizioni ed evitare  altre fiammate di rabbia.

Per saper quello che sta succedendo dentro al Cpr direttamente dalle parole dei reclusi, potete ascoltare la puntata di oggi di Macerie su Macerie andata in onda su Radio Black Out.

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Torino – Sciopero della fame e aggiornamenti dal CPR di Corso Brunelleschi

fonte: Macerie

Nel C.P.R. di Corso Brunelleschi non si dorme mai. Dopo i numerosi tentativi di evasione, di cui l’ultimo riuscito pochi giorni fa dall’area Viola, e gli incendi di suppellettili appiccati con scadenza quasi regolare negli ultimi mesi, dal tardo pomeriggio di venerdì 22 novembre tutti i detenuti dell’area Viola hanno deciso di organizzarsi e iniziare insieme uno sciopero della fame. Per non abbassare la testa e rassegnarsi alle infauste condizioni in cui sono costretti a vivere. Condizioni rese ancor più dure dal complessivo taglio dei “servizi” all’interno dei Centri, in seguito alla riduzione dei fondi stanziati dal Governo alle ditte che li gestiscono.

L’inverno è arrivato anche nel Cpr, accompagnato dall’amara constatazione che anche quest’anno il riscaldamento è guasto. Le docce sono fredde, non ci sono materassi e in molti sono costretti a dormire per terra, il numero dei lavoranti che consegnano e distribuiscono i pasti è diminuito, per cui il vitto è ulteriormente peggiorato. Il sapone viene distribuito ogni quindici giorni in pacchetti monodosi e anche il barbiere passa sempre più di rado. Per farsi vedere da un medico non basta una richiesta ma bisogna insistere parecchio, far casino insieme ad altri reclusi o iniziare uno sciopero della fame, per l’appunto.

I detenuti in lotta nell’area Viola, dopo essersi confrontati per ore, hanno deciso di scrivere un testo collettivo in cui sono confluite le loro istanze di protesta che chiedono di diffondere il più possibile. Hanno inoltre chiesto alla Direzione della struttura di riportare le loro richieste direttamente alla Prefettura di Torino. Determinati e decisi nell’obiettivo che si sono prefissati hanno infine lanciato un appello ai reclusi delle restanti aree affinché si uniscano alla loro protesta, allargando la lotta e rendendola più incisiva.

Fra le tante storie che popolano quelle infauste mura c’è quella di Gabriel, rinchiuso anche lui nella medesiam area. La sua rabbia oltre ad essere alimentata dalle disumane condizioni in cui è costretto a vivere è stata accesa dalle particolari ma non eccezionali condizioni in cui è stato fermato prima di essere portato nel Centro torinese, che ci chiede di raccontare. In Italia con gravi problemi di salute, Gabriel è stato imprigionato il 6 luglio, mentre si era fermato ad aiutare una ragazza a scappare da un’aggressione notturna. L’arrivo delle pattuglie come sempre non è stato di aiuto e ha decretato che Gabriel venisse portato nella Questura di via Grattoni perché senza documenti, per poi essere trasferito nelle celle di sicurezza del commissariato di San Paolo. Qui è stato denunciato per aggressione e resistenza a pubblico ufficiale e, ancora una volta, trasferito nel carcere delle Vallette, dove è rimasto qualche mese per poi essere portato dentro il C.P.R. torinese.

In questo momento, oltre ai reclusi dell’area Viola, altri detenuti senza-documenti privati della loro libertà nel Centro di Permanenza di Torino portano avanti proteste individuali. Said, rinchiuso nell’area blu, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro l’assenza di assistenza sanitaria. Sono giorni infatti che non vede il medico nonostante lamenti gravi problemi ai denti dovuti ad un incidente. Un altro recluso, sempre dell’area blu, è diabetico e sta rifiutando il cibo perché non riceve cure adeguate e un’alimentazione consona alle sue esigenze.

Anche fuori da quelle mura qualcosa si muove ed alcuni nemici dei Centri hanno deciso di sostenere la lotta dei reclusi.

Mercoledì scorso alcune decine di solidali hanno tentato di rompere l’asetticità e il grigiore del Campus Einaudi per parlare della Sodexo, la ditta che distribuisce i pasti ai reclusi di corso Brunelleschi. Con striscioni, interventi al microfono e manifesti attacchinati sulle pareti di vetro del Campus si sono ricordate le responsabilità di questa multinazionale nel funzionamento di carceri e Centri per immigrati un po’ in tutto il mondo, lo stretto legame che intrattiene con gli eserciti negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna e la possibilità che Sodexo non reintegri i lavoratori del bar del Campus quando, a breve, ne otterrà la gestione. Qualche ora dopo, i solidali sono poi comparsi all’improvviso in corso Brunelleschi e con cori, fumogeni e petardoni hanno ricordato a chi si trova recluso che chi lotta non è mai solo.

Riportiamo qui di seguito il comunicato redatto dai reclusi dell’area Viola in sciopero della fame:

Noi ospiti dell’area Viola del CPR di Corso Brunelleschi chiediamo alla Direzione di riferire alla Prefettura che in data 22-11-2019 tutti i reclusi di quest’area entrano in sciopero della fame per protestare contro le specifiche che indichiamo di seguito.

A- I tempi di permanenza per l’identificazione troppo lunghi (6 mesi)
B- Le condizioni disumane in cui siamo costretti a vivere
C- I luoghi malsani in cui siamo rinchiusi: camere ovvero celle senza finestre e senza passaggio d’aria respirabile che causa la mancanza di ossigeno
D- Le docce e i bagni che siamo costretti ad usare che fanno schifo
E- Il ritardo nella somministrazione del cibo che arriva alle 14.30 pm o anche più tardi
F- Il cibo che fa schifo
G- La quasi mancanza di prodotti per l’igiene
H- L’assistenza sanitaria che non funziona
I- I pestaggi da parte degli addetti alla sicurezza
L- I 2,50eu per il mantenimento che non bastano
M- Le coperte che non vengono lavate
N- Le stanze che sono 4,20×9, 60mq inclusi bagno e toilet con 7 persone dentro

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Francia – Comunicato delle persone in sciopero della fame nel CRA di Mesnil Amelot

Traduzione da: A bas les CRA

Da lunedì 18 novembre, i detenuti della prigione per stranieri di Mesnil Amelot sono in sciopero della fame.
Ieri, altri reclusi in diversi edifici del CRA si sono uniti allo sciopero.
Qui di seguito il comunicato e le richieste dei prigionieri:
Oggi è il terzo giorno di sciopero della fame nel CRA2 di Mesnil Amelot, con persone provenienti dagli edifici 9, 10, 11 e 12. I poliziotti vengono sempre, la mattina, a mezzogiorno, la serae ci dicono “Perché non venite a mangiare” o “Qual è il motivo?” Ognuno ha le proprie ragioni.
Siamo contrari alla differenza di trattamento tra i due CRA [al CRA3 hanno il diritto di conservare il cibo dopo la visita e OFII gli compra dei dolci]. Il cibo nei recipienti è insopportabile. Quando apri la scatola hai voglia di vomitare. Si possono mangiare solo pezzi di pane con la maionese. Il cibo dall’esterno a volte entra, a volte no. Perché? Non è normale.
Ci trattano come animali, ci umiliano continuamente. Alcuni sono in sciopero perché la carne non è halal. Se sei musulmano nonpuoi mangiare niente a parte lo yogurt e i fagioli. Mangiamo alle 18:00 di sera, quindi alle 20:00 abbiamo fame. Ai pasti se si arriva con 5 minuti di ritardo non si mangia. La mattina la colazione è dalle 7:00 alle 7:30, chi arriva alle 7:30, è morto.
Ti perquisiscono ad ogni pasto. Qui non si può nemmeno far passare del cibo durante le visite. Dall’inizio dello sciopero, lasciano passare baguette e formaggi dopo i pasti. Ci propongono di portare tutto in cella da allora.
Quando hai mal di denti, ti danno soloparacetamolo.
Alcuni di essi sono già stati rinchiusi nel CRA diverse volte negli ultimi anni.
Se rubi finisci in un CRA, se non rubi finisci lo stesso in un CRA.
Non vogliamo essere deportati, alcuni di noi potrebbero andare in prigione. Tutti i nostri beni, le nostre famiglie e i nostri soldi sono in Francia.
Ieri eravamo in 50 a fare lo sciopero della fame.
Al CRA2 ci sono già stati degli incendi negli edifici 9, 10 e 11 qualche settimana fa. Ci sono state 4 persone arrestate e nessun cambiamento per noi.
L’8 novembre Mohammed è morto a Vincennes. La vita qui non è possibile. Sostegno ai suoi cari e ai compagni che erano detenuti con lui.
Vogliamo uscire, vogliamo la libertà. Non torneremo indietro, lotteremo fino alla fine, fino a quando non cadiamo a terra.
Abbiamo tre richieste:
Cibo vegetariano;
Che i parenti possano portarci del cibodurante le visite;
Libertà per tutti;  
    
Solidarietà e tanta forza per loro!
Abbasso i CRA!
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