Lione – Testimonianza dei detenuti del CRA in sciopero della fame

fonte passamontagna

RICEVIAMO E DIFFONDIAMO
SOLIDARIETA’ A TUTT* I/LE PRIGIONIER* IN LOTTA
FUOCO AI CRA

I detenuti del CRA di Lione Saint-Exupéry sono in sciopero della fame dal 2 luglio per denunciare la loro detenzione.
Omar racconta la storia dell’inizio dello sciopero fino ad oggi. Sono determinati di fronte alle molteplici tecniche di smobilitazione e alle minacce del PAF.
I detenuti vogliono che la loro lotta e le loro denunce si diffondano il più possibile. Una testimonianza da diffondere ampiamente!

Forza e sostegno a tutti! Abbasso i CRA! Abbasso i confini!

Quindi ora al CRA da martedi c’è uno sciopero della fame. Vuoi dirci come è iniziato lo sciopero? E contro cosa combattete?

Abbiamo iniziato lo sciopero della fame perché hanno rubato i vestiti di qualcuno, i suoi vestiti nell’armadio. Dagli sbirri non riusciva a trovare i vestiti. Ha chiesto, ha chiesto,ha parlato con tutti i poliziotti che erano lì ma niente!

Era arrabbiato, è entrato nel corridoio e ha dato fuoco ad una coperta.
Il nome della persona non lo dico per proteggerlo. Continua a leggere

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Roma – Rivolta ed evasioni dal CPR di Ponte Galeria

La sezione maschile del CPR di Ponte Galeria, ristrutturata e riaperta da circa un mese, è stata finalmente inaugurata nel migliore dei modi: tra il 5 e il 6 luglio una grande rivolta è divampata nella sezione maschile, per protestare contro le invivibili condizione nel lager. Secondo quanto riportato dall’unica fonte al momento disponibile, un articolo di un sindacato di guardie, diverse decine di reclusi, dopo aver divelto porte divisorie e infissi, “hanno scavalcato e forzato il presidio interforze posto a protezione e vigilanza della struttura”.  I fuggitivi si sono dispersi nella zona, alcuni sono stati catturati e riportati nelle celle, al momento 17 persone sono riuscite a riconquistare la libertà.  Si parla di alcuni feriti, per “essersi procurati lesioni con lamette e altre armi improvvisate”.

Il 5 luglio, in occasione di un concerto allo stadio Olimpico, durante dei controlli straordinari, erano state fermate sei persone con i documenti non in regola, poi condotte all’ufficio immigrazione della questura e da lì probabilmente nel CPR. Un dato con cui fare i conti: il centro di espulsione incide pesantemente sulla vita in città perché favorisce l’aumento di controlli, retate e rastrellamenti. Dimostrare appoggio attivo alle lotte delle persone recluse può solo aprirci spazi di libertà.

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Caltanissetta – Nel CPR di Pian del Lago sciopero della fame contro detenzione e deportazioni

Da ieri, mercoledì 3 luglio, 72 persone recluse nel CPR di Caltanissetta-Pian del Lago sono in sciopero della fame per protestare contro la detenzione e la deportazione di 18 persone verso la Tunisia, prevista per oggi, giovedì.

Veniamo a sapere di questa lotta non grazie a una comunicazione diretta da parte dei reclusi, o dai contatti che spesso si riescono a intessere durante un presidio solidale all’esterno delle mura, o ancora leggendo qualche media locale o nazionale (i quali in genere danno spazio alle proteste, per criminalizzarle, solo quando provocano danni ai lager).
Questa volta a dare notizia della protesta è stato lo stesso ministro dell’interno con un post sui social network dove prende in giro gli scioperanti (“peggio per loro”) e gongola per il risparmio di soldi ottenuto in conseguenza dello sciopero della fame.

Le persone sbarcate in Italia conoscono purtroppo subito la realtà dei campi di concentramento europei, venendo recluse negli Hotspot appena mettono piede in questo paese. Successivamente molte delle persone provenienti da paesi con i quali l’Italia ha accordi di riammissione (Tunisia, Egitto, Marocco etc, che rappresentano circa un terzo del totale delle persone sbarcate) ricevono immediatamente un decreto di espulsione o vengono recluse nei CPR, principalmente quelli di Trapani e, appunto, Caltanissetta.
Nei primi sei mesi di quest’anno le persone deportate sono state 2.839, quasi il doppio rispetto alle 1.561 sbarcate nello stesso periodo in Italia. I voli di deportazione sono regolari, dall’inizio dell’anno sono stati effettuati 26 charter: 17 verso la Tunisia, 4 verso Egitto e Nigeria, uno per il Gambia. I più recenti di cui si ha notizia sono quelli verso Tunisia e Egitto avvenuti nella prima settimana di giugno.

Ci fa rabbia constatare la quasi totale assenza di complicità e solidarietà con le lotte delle persone recluse. Malgrado l’isolamento, nei CPR di Caltanissetta e Trapani le lotte, individuali o collettive, sono frequenti. A Trapani il 5 giugno, per resistere alle deportazioni verso Egitto e Tunisia delle quali abbiamo scritto sopra, almeno una trentina di persone recluse avevano dato vita a due momenti di rivolta, uno nel pomeriggio e poi nel corso della notte. I reclusi avevano divelto porte e infissi per guadagnarsi l’uscita verso le recinzioni, in modo da tentare la fuga, e si erano difesi con quello che avevano tra le mani dalla repressione, durante la quale sono stati usati anche degli idranti. Delle circa 90 persone presenti nel lager, una ventina sono state deportate la mattina successiva. Sempre a Trapani erano stati trattenuti anche due minorenni, uno dei quali è riuscito qualche giorno fa a evadere.

Anche nel lager di Caltanissetta negli ultimi mesi i reclusi avevano provato più volte ad opporsi alle deportazioni, protestando e attuando dei tentativi di evasione: il 3 febbraio, il 23 gennaio e il 28 dicembre.

Il CPR di Caltanissetta era stato riaperto ai primi di dicembre 2018 dopo i lavori di ristrutturazione, durati un anno, in seguito alla rivolta del 9 dicembre 2017, quando erano stati distrutti dal fuoco tre padiglioni. Per quella rivolta furono arrestate inizialmente 5 persone con l’accusa di “devastazione e saccheggio”, tre furono in breve tempo scagionate e rilasciate e per le altre due si è concluso nel novembre 2018 il processo di primo grado, con una assoluzione a formula piena e una durissima condanna a 10 anni per un ragazzo di 21 anni.

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Lione – Comunicato delle persone recluse nel CRA in sciopero della fame

Traduzione da Rebellyon.info

Comunicato delle persone recluse nel Cra di Lione

Da martedì 2 luglio, le persone detenute nel centro di reclusione amministrava di Lione Saint-Exupéry hanno iniziato uno sciopero della fame per denunciare le condizioni che vivono. Ecco un comunicato firmato dalle persone detenute nel CRA, in due blocchi, quello giallo e quello blu, che vogliono fare girare il più possibile; così come una lettera consegnata agli sbirri della polizia di frontiera (PAF) del CRA.
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Francia – Stato razzista, Air France complice: al Pride di Parigi azione contro le deportazioni

Sabato scorso, nel corso del Pride parigino, il gruppo “Froce contro le deportazioni” ha deciso di rivolgersi all’associazione dei/delle dipendenti d’ Air France, Personn’ailes. Poco dopo la partenza del corteo, il carro dell’associazione è stato obbligato a fermarsi da 200 persone. Scopo dell’azione era quello di chiedere la fine delle deportazioni e una presa di posizione pubblica contro la politica delle deportazioni di Air France. Allo stesso tempo si voleva denunciare la presenza al Pride di un’associazione  a promuovere l’immagine di una compagnia aerea che dietro le bandiere arcobaleno nasconde lo sporco lavoro delle deportazioni di Stato.  Continua a leggere

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Bari – Arresti dopo la rivolta di aprile nel CPR e proteste individuali

Oggi 28 giugno i media hanno riportato la notizia dell’arresto di sette persone ritenute responsabili della rivolta, incendio e tentativo di fuga avvenute la notte del 27 aprile 2019 nel CPR di Bari Palese. Dei 7 fermati, tre sono stati rintracciati nello stesso CPR di Bari, dove erano ancora reclusi, e quattro catturati a Taranto, Milano, Udine, e La Spezia. Per altre 4 persone, denunciate insieme ai 7 per “devastazione in concorso”, sono ancora in corso le ricerche.
Secondo le accuse, la notte del 27 aprile “una ventina di ospiti [!] hanno, in un primo momento, incendiato alcuni materassi e del materiale cellulosico posizionato a ridosso delle porte d’ingresso interne alle sale benessere dei moduli nr. 6 e 7, in seguito hanno dato fuoco ad altro materiale accatastato nel corridoio centrale del modulo nr.1 ed infine hanno incendiato svariati materassi nel modulo nr.3, distruggendolo completamente e rendendolo inutilizzabile”.
Gli investigatori sostengono di essersi avvalsi, per l’identificazione dei responsabili della rivolta, sia delle riprese delle telecamere di sorveglianza, sia  delle “importanti testimonianze di personale della cooperativa addetta ai servizi ed all’assistenza all’interno del Centro”.

Quello di Bari è forse il lager con le condizioni peggiori in Italia, usato anche come centro punitivo dove trasferire le persone che protestano negli altri CPR. Eppure anche in questo campo di concentramento sono frequenti gli scioperi della fame, i tentativi di evasione, le rivolte e le proteste individuali, che a volte assumono la forma dell’autolesionismo. Qualche giorno fa un recluso è stato trasportato in ospedale per aver ingerito delle batterie. Un quotidiano locale riportava ieri le lamentele di dirigenti e operatori del 118 barese: “Dal CPR di Bari, le ambulanze del 118 vanno e vengono più volte al giorno, nonostante il Centro di Permanenza per il Rimpatrio abbia, o almeno dovrebbe avere, una convezione per il trasporto degli ospiti da e verso gli ospedali per gli interventi sanitari non in emergenza. Per i controlli, insomma, esami, e via dicendo. A questo si aggiungerebbe poi la circostanza, quanto mai grave, di trovare a volte l’infermeria del centro di Permanenza chiusa, cosa che impedirebbe agli operatori del 118 l’accesso alla cartella clinica dell’ospite da trasportare, e non poter somministrare una eventuale terapia farmacologica per il rischio di allergie o interazioni con altri medicinali.
Ai primi di giugno una familiare di un recluso ha raccontato la testimonianza diretta di un mancato soccorso: la persona soffriva da giorni di dolori al petto, nel lager non aveva ricevuto nessuna assistenza medica ma  una volta chiamata e arrivata l’ambulanza gli è stato impedito l’ingresso. Per chi ha problemi di salute nel CPR, spesso l’unico trattamento ricevuto è quello a base di psicofarmaci, tra ansiolitici, antidepressivi e tranquillanti.

Ci sono devastazioni e devastazioni. Da una parte c’è la devastazione subita dalle vite delle persone che a migliaia vengono imprigionate in questi campi di concentramento “democratici”. Dall’altra c’è quella per cui festeggiamo: di ogni CPR solo macerie.

Solidarietà a chi, dentro o fuori le mura dei lager, vi si oppone.

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Francia – Rivolta nel centro di detenzione (CRA) di Mesnil – Amelot : incendiata una sezione!

Traduzione da: A bas les Cra

Le rivolte nei centri di detenzione continuano! Qualche settimana fa le prigioni per stranierx di Oissel e poi di Rennes sono state in parte distrutte dalle rivolte dei prigionieri. Lo scorso fine settimana nel CRA 2 del Mesnil – Amelot ha avuto luogo un’altra rivolta. Risultato: tutta la sezione 9 del CRA 2 è stata bruciata.
Dopodichè la prefettura si è data da fare per mettere in atto la repressione: deportazione violenta il giorno dopo l’incendio, trasferimento negli altri centri di detenzione, GAV, minacce di processi.
Sabato scorso, in molte città francesi (Sète, Marsiglia, Rennes, Toulouse e Parigi) hanno avuto luogo diverse mobilitazioni contro i centri di detenzione e a sostegno dei prigionieri di Rennes detenuti perché accusati di essere stati all’origine dell’incendio che ha distrutto la metà del centro.
Riportiamo qui le parole dei prigionieri del CRA di Mesnil e/o delle persone trasferite in seguito all’incendio:

“È stato di sera, tra le undici e mezzanotte. Tutti l’hanno visto. Sono venuti nella sala della televisione, hanno portato delle lenzuola e dei materassi. Alcuni volevano impedirlo. Ma non volevano sentire ragioni. Dopo ci siamo allontanati e tutto ha preso fuoco. Più tardi sono venuti i pompieri. Ieri sono stato messo in custodia cautelare (GAV), fino alle 3 o 4. Poi mi hanno trasferito in un altro centro”.
“Ti dico perché hanno fatto questo. Perché ci sono dei civili che ci trattano sempre male, che ci picchiano. Alcune volte, vengono presto la mattina e buttano fuori dalla sezione fino a mezzogiorno. Dicono che è per la pulizia, ma dopo il bagno puzza … è un casino, bisognerebbe esserci per credere! Il cibo… il cibo…. Ogni giorno ci danno del pesce. Un giorno era guasto il pesce. Anche l’acqua qui fa schifo. Non è fresca anche con il sole. Alcune volte, mentre siamo fuori vengono con le macchine di fronte alle recinzioni e accendono i fari. Per colazione, se non ti svegli alle 7 non hai diritto a niente.
Per l’infermeria, e la Cimade (un’associazione di solidarietà con le persone immigrate NdT.), capita di aspettare delle ore al sole. E’ per questo che l’hanno fatto! Aspetti delle ore al sole e poi ti dicono: “Bah è chiuso”.
“C’è stata un’espulsione, 3 trasferimenti negli altri centri, 1 o 2 trasferimenti nel CRA 3 (perché qui ci sono due centri)”.
“Prima di questa rivolta ci sono state altre lotte. Ce n’è stata una di una settimana intera, durante il Ramadan. Soprattutto i marocchini e gli algerini. Una settimana intensa! Non vedevamo neppure i medici, perché qui sono delle guardie non dei medici.
Ma questo sciopero non è servito a nulla. Le guardie sono diventate più violente, è stata dura per niente. Non ci hanno dato nulla, neppure la pulizia dei bagni. Poi, dopo l’incendio, hanno sgomberato tutto il blocco.
Ci sono dei Palestinesi e dei Libanesi qui, mentre c’è la guerra laggiù. E’ dura no?!
È il seguito della colonizzazione. Poi parlano dei diritti dell’uomo…
C’è una famiglia e dex bambinx. I genitori erano handicappati. Li hanno liberati, ma comunque li hanno messi dentro un centro di detenzione! Perché? Perché non avevano i documenti giusti”.
Io dopo l’incendio sono stato portato all’ospedale… a causa del fumo, lo sai, quando respiri il fumo è dura. Alla fine dei 3 giorni mi hanno riportato al centro…”

Per contattarci e per sostenere la lotta all’esterno: anticra [at] riseup.net.

Più informazioni su queste prigioni: abaslescra.noblogs.org e crametoncralyon.noblogs.org

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Milano – Sabato 29 giugno giornata al parco contro l’apertura del CPR

Fonte: Punto di Rottura

Giornata al parco contro l’apertura del CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio)

Sabato 29 giugno dalle 14 alle 21, entrata del CAS di via Aquila (parco Forlanini)

Concerti
Banchetti informativi
Mostre
Cibo
Torneo di calcetto

 

LIVE SHOW:
Naby eco trio d’Afrique
Kido er secco
Tenpo rap pirata/olyo bollente
Killanation
Banda degli ottoni
Teppa – labotek
Mine – riot music sound

Porta la tua distro (e il tavolo)

***

Un lager per immigrati sta per riaprire a Milano

Nell’autunno 2019, il CPR di via Corelli a Milano dovrà riaprire. I Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono lager in cui vengono rinchiusi gli emigranti senza documenti per essere poi deportati nei loro paesi d’origine. Si tratta di una segregazione su base razziale che utilizza pestaggi, psicofarmaci, stupri e violenze di ogni natura come strumenti di controllo dei reclusi. L’esistenza di queste strutture è inaccettabile.
Il CPR fa parte di un programma, in fatto di politiche sull’immigrazione, che parte da lontano con la legge Turco- Napolitano che istituì questo genere di reclusione amministrativa, recentemente riaggiornato con la legge Minniti-Orlando e infine ripreso dal governo Lega-M5S con un inasprimento in materia di odio razziale e guerra ai poveri.
L’applicazione della legge Salvini su sicurezza e immigrazione coinvolge chi non si conforma al sistema dominante, emigranti e non. L’introduzione di regole sempre più complesse per ottenere i documenti, il potenziamento della repressione e degli strumenti di controllo hanno lo stesso scopo: limitare la libertà di tutti e tutte e abbassare, fino a eliminare, il livello di conflitto.
Ricordando le lotte contro il CPR avvenute in passato e discutendo della situazione presente, vogliamo iniziare a organizzarci contro il nostro nemico comune.

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Tunisia – Giornata mondiale dei rifugiati celebrata con arresti e percosse

Traduzione da : Are You Syrious

Il 18 giugno le 75 persone a bordo della nave Maridive 601 (32 delle quali minorenni o bambini non accompagnati) sono potute sbarcare, dopo aver trascorso 18 giorni bloccate al largo del porto di Zarzis. Lo sbarco è stato permesso solo dopo che tutte le persone all’interno erano stata costrette ad accettare di essere deportate nei loro paesi d’origine (Egitto, Bangladesh, Marocco e Sudan), dai quali erano fuggite, il tutto con la complicità dell’UNHCR, il cui inviato speciale per la situazione nel Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel, si è schierato a favore della decisione delle autorità tunisine e ha affermato che l’aspettativa di chi era rimasto a bordo della nave, per poter cercare protezione in Tunisia, era “irrealistica”. Tre giorni dopo, il 21 giugno, le prime 17 persone sono state deportate in Bangladesh.

La scorsa settimana, il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale per i Rifugiati, un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo ha tenuto una protesta pacifica davanti al centro di accoglienza dell’UNHCR a Medenine, dove vivono, per reclamare il ricollocamento in un paese europeo.

La manifestazione è stata accolta con una brutale repressione da parte della polizia tunisina, che ha sparato colpi di avvertimento in aria e gas lacrimogeni. Un totale di 30 persone sono state arrestate e, secondo quanto riferito, sono state picchiate nella stazione di polizia. Due giornalisti che stavano coprendo l’evento sono stati attaccati dalla polizia. La violenza della polizia è stata denunciata dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES).
Secondo quanto riferito, l’UNHCR ha pubblicato un comunicato stampa, incolpando i rifugiati per le proteste.
Un certo numero di persone sono ancora in detenzione, mentre i loro amici insistono sul fatto che “non hanno fatto nulla di male, non hanno agito in nessun modo ‘aggressivo’ e sono state vittime di percosse violente alla stazione di polizia”. Una persona è rimasta incosciente per diverse ore prima di essere rilasciata.

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Svizzera – Sciopero della fame al bunker di Camorino: una fiammata di dignità

Fonte: Csoa Molino

Da ieri, lunedì 24 giugno, almeno 30 persone rinchiuse nel bunker di Camorino (struttura di segregazione sotterranea della protezione civile, gestita dal DSS e dalla Croce Rossa Svizzera) sono in sciopero della fame per protestare contro le condizioni di vita all’interno del bunker.
Una fiammata di dignità, una pratica di resistenza attiva, da parte di chi vive in prima persona e sui propri corpi, l’inasprimento massiccio e continuo delle leggi e delle disposizioni di asilo. Leggi e disposizioni che malcelano una sempre più effettiva segregazione e disumanizzazione delle persone migranti.
Le condizioni nelle quali sono costrette a vivere tra le 50 e le 70 persone nel bunker sono già state ampiamente documentate e denunciate a più riprese, nella totale indifferenza delle istituzioni e dei responsabili diretti.
Ora, a distanza di un anno, con il ritorno del caldo estivo e il conseguente aggravamento delle condizioni di segregazione, la Croce Rossa impone ulteriori regole e restrizioni sulla libertà di movimento delle persone. Il tutto al solo scopo di continuare a pretendere «un approccio meno ostile» e «per il loro interesse».
L’unico approccio possibile è la chiusura immediata del bunker!
Perché gli «interessi» o i bisogni delle persone non possono essere stabiliti dall’arroganza colonialista e paternalista di istituzioni complici, artefici di politiche razziste e di pratiche xenofobe.
I sempre più frequenti gesti di rivolta e di resistenza contro queste strutture di segregazione (come la recente protesta nel centro di registrazione di Chiasso), dimostrano una volta di più la capacità di autodeterminazione e di ribellione di tutte quelle persone che un sistema di neoapartheid vorrebbe sepolte, invisibili e sottomesse.
Stiamo dalla parte di chi, con i suoi gesti, ci ricorda di restare umani.
Sosteniamo e solidarizziamo complici con le persone in sciopero della fame nel bunker di Camorino!
Sciopero come degna arma già adottata nelle carceri turche dalle/dai prigioniere/i curde/i e nei territori mapuche e ora intrapreso da compagne e compagni detenut* nel carcere dell’Aquila nel regime del 41 bis per opporsi alle vergognose condizioni detentive.
Ritroviamoci tutt* al presidio di solidarietà con le persone rinchiuse nel bunker di Camorino, stasera martedì 25 giugno dalle ore 19 a Camorino.

Libertà di movimento per ognun@!

CSOA il Molino

Riceviamo e diffondiamo il comunicato delle persone rinchiuse al bunker di Camorino:

Nuove leggi sconvolgenti e inaccettabili vengono introdotte ai rifugiati nel Canton Ticino, in Svizzera.

COMUNICATO DEI RIFUGIATI 

Il Cantone e la Croce Rossa stanno per imporre ai rifugiati una nuova legge che li costringe a lasciare il campo contro la loro volontà alle 6:00 del mattino e tornare alle 21:00.

Noi rifugiati abbiamo deciso di respingere questo ordine del Cantone perché sappiamo che ci stanno spingendo verso il muro in modo che siamo costretti a fare qualcosa fuori dagli schemi aprendo la strada alla Croce Rossa e al Cantone di deportarci dal paese. Questo non è altro che una semplice politica sporca che viene giocata con noi, rifugiati civili, e minacciati che stanno affrontando una persecuzione a casa.

Ci hanno già messo in uno stato di depressione. È ignoto che cosa vuole fare di più la Croce Rossa con noi? Il pensiero che attraversa le nostre menti è che sarebbe meglio prendere le nostre vite da soli piuttosto che essere perseguitati in modo disumano a casa, dove il Cantone sembra che ci vogliano mandare via.

Trovano sempre un nuovo modo di molestare tutti qui creando ostacoli e leggi e problemi spiacevoli. Ci hanno minacciato di chiamare la polizia. Ci minacciano e non ci lasciano uscire, non ci trasferiscono mai negli appartamenti. Se le molestie sono un crimine, allora perché è consentito contro i rifugiati in Svizzera?

Siamo stanchi del comportamento dello staff. Tuttavia, non faremo nulla di immotivato per danneggiare noi stessi o gli altri in modo che la Croce Rossa trovi una ragione per essere più dura. Abbiamo deciso di resistere a questa ingiustizia. Non usciremo dal campo seguendo questo orario forzato e imposto, anche se chiamano la polizia. Non stiamo facendo nulla di illegale. Ci sederemo in sciopero della fame, ci rifiuteremo di mangiare e protesteremo contro questa illogica imposizione di leggi insensate sui rifugi e seguiremo tutte le procedure pacifiche per evitarlo.

Chiediamo a tutti voi di prendere posizione con noi contro l’atto disumano del Cantone e la Croce Rossa.

New shocking and unacceptable laws are being introduced to refugees in the Canton of Ticino, Switzerland.

REFUGEE RELEASE

The canton and the Red Cross are about to impose a new law on refugees that forces them to leave the camp against their will at 6:00 a.m. and return at 9:00 p.m. Continua a leggere

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