Parigi – 3 marzo – Manifestazione contro i centri di espulsione

traduzione da: A Bas les CRA !

Il 3 marzo manifestazione contro i centri di detenzioni per migranti (CRA)

Delle lotte sono in corso nei centri di detenzione de l’Ile de France!
Per sostenerle manifestazione il 3 marzo alle 14h alla Gare du Nord di Parigi!
Contro i rastrellamenti e le espulsioni, contro la detenzione e le frontiere!

Dall’inizio di gennaio, un movimento di rivolta si è sviluppato nei centri di detenzione per persone migranti. Se le resistenze individuali non sono mai cessate, si tessono oggi tra i detenuti e le detenute dei legami e un’organizzazione collettiva per lottare contro la loro detenzione, contro le deportazioni e le violenze poliziesche:
– scioperi della fame coordinati tra i CRA di Mesnil-Amelot, di Vincennes, D’oissel e di Plaisir
– tentativi collettivi di impedire le deportazioni a Vincennes
– tumulti a Rennes

I CRA (centri di detenzione amministrativa) sono delle prigioni per stranieri nei quali lo Stato ammassa le persone senza documenti per poterle deportare. Con i centri d’accoglienza e altri dispositivi di controllo, i CRA fanno parte della macchina per le espulsioni che lo Stato ha messo in atto da decine d’anni per registrare, smistare, arrestare e espellere sempre di più.
Per riempire questi CRA, lo Stato e i suoi agenti organizzano numerosi rastrellamenti agli sportelli delle prefetture, nei trasporti, nelle stazioni e negli accampamenti. A Parigi, tutto questo avviene quotidianamente alla Chapelle, Stalingrad e alla Stazione del Nord.
Alcune persone si sono organizzate fuori in solidarietà con i prigionieri e le prigioniere in lotta, diffondono i loro comunicati e fanno delle visite non autorizzate e dei presidii di sostegno.
Allorché la durata della detenzione in un CRA è stata aumentata a tre mesi, è importante essere sempre più presenti in solidarietà con le persone arrestate, fino alla sparizione dei centri di detenzione e la fine dei rastrellamenti.

Contro rastrellamenti ed espulsioni!
Contro la detenzione e le frontiere!
Libertà per tutti e tutte!

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Torino – Una voce dal CPR di Corso Brunelleschi

fonte: Macerie

Mercoledì scorso, durante la trasmissione Acab in onda su Radio Blackout, che seguiva in diretta lo svolgimento di molti dei presidi contro la Lega e il governo, è arrivata la telefonata di un recluso del Cpr di corso Brunelleschi, in sciopero della fame da una decina di giorni. Una testimonianza su cosa voglia dire essere rinchiusi in un Cpr. Chi vuole, può ascoltarla cliccando qui.

La chiacchierata è tradotta in simultanea dall’inglese all’italiano.

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Monginevro – Sabato 23 febbraio ore 14 manifestazione contro il colonialismo e le sue frontiere

Fonte: Chez JesOulx – Rifugio Autogestito

Un’altra persona è morta al confine brianzonese.

È la quarta persona che muore su questo confine in meno di un anno nelle Hautes-Alpes, la ventiseiesima in tre anni al confine franco-italiano. La repressione contro le persone che attraversano le frontiere e coloro che sono solidali con loro continua ad aumentare, come dimostrano gli avvenimenti della scorsa settimana a Torino, tra espulsioni e arresti di attivist*.
I confini sono il simbolo di un mondo riservato all’uso di un’élite ricca, globalizzata e mobile. Questo mondo, si costruisce solo grazie allo sfruttamento di tutt* coloro che sono esclus* e non ne beneficiano mai. Questo mondo vive della ricchezza e delle risorse saccheggiate nelle ex colonie da secoli di espropriazione. Funziona grazie al lavoro quotidiano de* dipendent* le cui condizioni di lavoro vengono sempre più spesso massacrate.

Qui a Monginevro, le stazioni sciistiche sono state costruite in gran parte da lavoratrici immigrate italiane, per il tempo libero dei consumatori più abbienti. Oggi, coloro che sono chiamati “migranti” seguono le stesse strade per venire a lavorare in Francia, dove la loro forza lavoro sarà sfruttata altrove, ma sempre per alimentare il funzionamento del capitalismo. Questo sistema operativo su larga scala rende precarie tutte le vite, al punto da organizzare la morte de* più invisibil* e dimenticat*. Le frontiere sono luoghi dove la polizia e gli eserciti degli stati capitalisti fanno la guerra a* più pover* facendo crescere l’industria delle armi. Ma questi luoghi rendono visibile solo la violenza globale che il capitalismo esercita contro il lavoro che lo fa funzionare. Sfruttat* fino al punto di morte in un cantiere, in mare o in una piantagione, siamo tutti corpi che possono essere usati secondo la logica di mercato.

Questo sistema si basa sulla concorrenza tra le lavoratrici. Le frontiere permettono agli stati capitalisti di creare ricchezza con il trasporto di merci e di mantenere il più basso possibile le condizioni di lavoro sul loro territorio, minacciando costantemente le lavoratrici locali con la concorrenza di una forza lavoro “senza documenti”, quindi più sfruttabile e più sottomessa. Tuttavia, è affidandosi alla nostra forza lavoro che il capitalismo conduce la sua guerra contro tutt* noi: l* stranier* che viene presentato come nemic* non è altro che un fratello o una sorella che condivide la stessa condizione di sfruttamento.

Respingiamo questi confini che ci dividono e rifiutiamo invece i legami che ci uniscono ai nostri oppressori. Stare insieme, contro le frontiere, contro coloro che traggono profitto e accumulano le ricchezze di questo mondo a spese della nostra vita.

Sabato 23 febbraio sarà organizzata una manifestazione nei Paesi Baschi, al confine tra Francia e Spagna, per denunciare il sistema operativo imperialista, di cui la migrazione è solo la parte più visibile. Al confine con l’Italia, ci riuniamo per riecheggiare la loro lotta con tutti quelli attualmente in corso in Francia, Italia, Sudan, Iraq, per dimostrare una rivolta comune.

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Egitto – Nuove limitazioni e repressioni nelle carceri

In questi giorni si è tornati a parlare d’Egitto a livello internazionale per l’autorizzazione data dalla quasi totalità del parlamento egiziano (tranne 16 deputati i cui nomi sono stati subito riportati dalla stampa) ad alcune modifiche costituzionali. Tra queste, la possibilità del criminale al-Sisi di ricandidarsi alle prossime elezioni.
Eppure nel paese “amico dell’Europa”, quello con cui la polizia italiana collabora nella formazione di guardie per le frontiere senza fornire i dati dell’accordo, si continua a morire, a sparire, a finire nelle galere.
Dal colpo militare del 2013 a oggi, sono state ufficialmente sentenziate 2532 condanne a morte – di cui 165 eseguite – senza contare gli assassinii extragiudiziali e centinaia di desaparecidxs. Tre persone sono state impiccate l’8 febbraio. Nessuno ha avvertito le famiglie che sono state chiamate solo per ritirare i corpi senza vita dei loro cari. In questo, come in tanti altri casi, testimonianze e confessioni sono ottenute sotto tortura.
Ultimamente le persone che vengono prelevate dalle proprie case, con retate che puntualmente avvengono di notte, subiscono un iter sempre più agghiacciante.
Il 28 gennaio, sono stati prelevati da una casa il Dr. Gamal Abdel-Fattah, Khalid Bassiouni, Khalid Mahmoud, Mustafa Faqir, e l’avvocato Mohab El-Ebrashi.
Oramai da anni le accuse sono sempre le stesse, appartenenza a gruppi terroristici e diffusione di notizie false sui social network.
Dopo l’arresto o il prelevamento, la persona viene sottoposta a sparizione forzata per più e più giorni, spesso mesi, e nelle peggiori delle ipotesi anche anni in cui viene persa ogni traccia, come è successo a moltissime persone dal 2011 fino a oggi.
Il dottor Gamal Abdel-Fattah e gli altri 4 detenuti sono stati ritrovati al quinto giorno di sparizione forzata in una delle procure della sicurezza nazionale che di fatto ordina e attua gli arresti nei confronti di qualsiasi persona pensi o sia identificata come ribelle al regime.
Basta una frase su un social network a mandarti in gabbia. Continua a leggere

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Torino – Resoconto del presidio al CPR e aggiornamento sulle persone arrestate

Fonte: Macerie

Ritornare sotto le mure della prigione per  senza-documenti di corso Brunelleschi è ovvio e necessario. La lotta contro questo lager e la solidarietà portata ai reclusi rivoltosi è il fulcro delle indagini dell’operazione “Scintilla” e nuovo pretesto per mettere sotto processo e arrestare sei compagni.
Da quando sono stati creati i centri per i rimpatri si sono scatenati al loro interno numerosi e incessanti tentativi per riconquistare la libertà, che si trattasse di evasioni di massa piuttosto che di incendi e distruzione dei dormitori. Al di fuori in parecchi si sono messi a discutere della costituzionabilità delle strutture o della democraticità delle condizioni di detenzione, tanti altri hanno iniziato a rispondere al consiglio che arrivava direttamente da chi la sofferenza della prigionia la viveva sulla propria pelle. Per essere liberi bisogna distruggere queste carceri, non arrendersi alla disumanizzazione dilagante.
All’indomani del varo del decreto Salvini dietro la sfilza di norme e regolamentazioni che rendono sempre più stretto l’imbuto per avere documenti e riuscire a sopravvivere, in Italia appare ancora più ovvio il ruolo deterrente del Cpr. L’apertura di nuovi centri, la ristrutturazione di quelli già esistenti e l’efficienza delle espulsioni hanno tutto il significato di togliere qualsiasi spazio a intoppi. L’arresto di chi fuori lotta contro l’ingranaggio evidentemente più brutale di cui lo Stato si attrezza per gestire e sfruttare i flussi migratori ha tutto il significato di far sprofondare quel luogo nell’oblio.
Tutt’ora chi è dentro non demorde nel lamentare l’ingiustizia della detenzione e le condizioni in cui viene svolta. Cibo schifoso, freddo pungente, dormitori fatiscenti, coperte zozze. Al di fuori delle mura, invece,  ieri pomeriggio si è radunato un folto gruppo che con casse e cori ha fatto sentire la propria solidarietà, scandendo i numeri del contatto da chiamare per raccontare ciò che succede là dentro, per rompere il silenzio imposto dagli alti muraglioni. La voce di un detenuto ha raccontato che è da otto giorni che il suo sciopero della fame continua e sono dieci i chili che ha perso. “Mandatemi pure sulla luna, ma voglio uscire di qua”, le sue parole. Tanti interventi e voci inneggianti alla Libertà e una diretta telefoniza da San Ferdinando, trasmessa con le casse oltre la fortificazione di c.so Brunelleschi, che ha raccontato di Moussa Ba, ragazzo senegalese morto venerdì notte in un incendio nella tendopoli calabrese dove vivono i braccianti sottoposti allo sfruttamento terriero più schifoso.
In mezzo al ping pong di urla tra dentro e fuori sostava un famelico branco di giornalisti che dal giorno dello sgombero dell’Asilo si stanno palesando con notevole vigore. Sul marciapiede antistante stazionava un presidio nutrito di poliziotti in borghese, un idrante e camionette a volontà.
Tanti, giunti da tutto il nord d’Italia, per il giorno dello sgombero, così tanti affinché in città non si muovesse una foglia. Ma la folla che si è riversato nelle strade ha affrontato la paura del dispositivo poliziesco, stupendosi di se stessa, sorprendendo anche chi mantiene l’ordine. E da lì la polizia ha continuato a inscenare assedi, accerchiamenti, cariche a freddo in luoghi chiusi, a eseguire arresti a spron battuto. I suoi mandanti, inquirenti, politici e dirigenti, a rilasciare belligeranti dichiarazioni e accusare di pene esemplari senza alcuna prova di reato. Pare che la strategia per nulla velata sia ricacciare tutti a casa a suon di spaventi.

Dopo aver salutato i reclusi del Cpr molti compagni e compagne si sono dati appuntamento alle Vallette per fare un saluto alle compagne e ai compagni. Anche lì nel mezzo del pratone la presenza della polizia è stata notevole ma le urla hanno raggiunto comunque le celle, ottenendo numerose grida in risposta.
Troppo tardi per raggiungere le orecchie di Antonio Rizzo, Giuseppe De Salvatore, Lorenzo Salvato, Niccolò Blasi, poiché da sabato sono stati trasferiti nella sezione di Alta Sicurezza nel carcere di Ferrara. Per mantenere i contatti si possono scrivere lettere, cartoline e telegrammi indirizzate al carcere di  via Arginone 327 , 44122 Ferrara.

Le ragazze, invece, continuano a essere rinchiuse nel carcere di Torino, isolate dalle altre detenute. Per impedire loro di comunicare con le altre ragazze le secondine si sono adoperate a saldare l’unica apertura, un piccolo spioncino rettangolare, che esiste nel blindo. Per scrivere loro, a Silvia Ruggeri, Giada Volpacchio, indirizzate le missive a C.c. Lo Russo e Cutugno, via M.A. Aglietta 35, 10151 Torino.

Una buona notizia viene dalla liberazione di Claudia, arrestata dopo la carica della celere sul tram.

Per inoltrare aiuti economici per sostenere la detenzione dei compagni:

IBAN: IT61Y0347501605CC0011856712

ABI: 03475  CAB: 01605   BIC: INGBITD1

Intestato a: Giulia Merlini e Marco Pisano

Per i versamenti dall’estero potrebbe essere necessario anche l’indirizzo della banca: Istituto Centrale Banche Popolari Italiane, c.so Europa 18 Milano – 20122

Infine, ricordiamo l’indirizzo per inviare testimonianze dalla zona assediata tra via Bologna e corso Brescia: unquartieresottassedio@riseup.net.

macerie @ Febbraio 18, 2019

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Mercoledì 20 febbraio – Giornata nazionale contro la Lega e il governo

fonte: Macerie

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Torino – Domenica 17 febbraio presidio al CPR: senza arretrare di un sol passo

Fonte: Macerie

Ci avete strappato sei compagni accusati di aver lottato
contro la reclusione e l’espulsione degli immigrati senza documenti, quelli che non riuscite sequestrare in nave, affogare in mare o a respingere in Libia, ma noi non arretriamo di un sol passo, anzi rilanciamo.
Domenica ore 15:00, c.so Brunelleschi all’angolo con via Monginevro.

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Roma – Dalle strade “un fiore nuovo” – Assemblea per costruire un corteo 19/2 ore 19 @ BAM

DALLE STRADE UN “FIORE NUOVO”

A partire dalla forte risposta di chi ha resistito allo sgombero dell’Asilo occupato di Torino e dalla estesa solidarietà di fronte agli arresti, crediamo si debba far risuonare nelle nostre strade una voce chiara e decisa contro questo governo.
Lo sappiamo, chi oggi si vanta di essere il cambiamento è in perfetta continuità con i suoi predecessori. Crediamo tuttavia che la guerra portata avanti dalle elités per i propri interessi stia raggiungendo una fase in cui il dato dello scontro e dell’attacco che stiamo subendo in quanto classe sia una verità innegabile.
Una verità fatta di morti in mare, nelle questure e nelle galere; di ricatti sul lavoro; di repressione sempre maggiore; di disastri ambientali; di guerre imperialiste e di tutto quello che anche uno sguardo distratto riesce ormai a cogliere intorno a sé.
Ma se subiamo ormai da molto tempo i colpi della reazione, da Cosenza a Milano, da Firenze a Roma, crediamo che di fronte a ciò che è avvenuto a Torino si sia manifestato un fatto nuovo: una solidarietà che ha resistito alla macchina da guerra del nemico, esprimendo una forza e una determinazione capace di dire due cose: siamo tutti sotto attacco.
Possiamo e dobbiamo rispondere.
Non è un caso che il questore Messina abbia attaccato con livore la solidarietà che si è espressa nei confronti dei compagni e delle compagne colpite a Torino e che abbia definito “prigionieri” gli arrestati.
L’attuale mobilitazione reazionaria sgombera il campo dal galateo democratico, il linguaggio si definisce in maniera sempre più chiara: nemici, prigionieri, infami, marcire in galera, Diaz…
Paradossalmente, ma neanche troppo, questo sarebbe il momento in cui scrollarsi di dosso le paure e la rassegnazione che troppo spesso aleggiano tra di noi e intorno. Cogliere le possibili incrinature nel campo nemico, colpire là dove il suo affondo lo lascia scoperto, perché dallo sconforto che tutto vada come vada si passi alla determinazione di far sì che la paura cambi di campo, perchè rovesciare questo sistema è possibile ed è necessario.
Crediamo che riprendersi collettivamente le strade che conosciamo, attraversiamo quotidianamente e nelle quali lottiamo sia fondamentale. Vogliamo farlo il 2 marzo. Non certo un punto di arrivo ma un passaggio per immaginarsi altri possibili incontri.
Il 19 febbraio alle ore 19 a BAM chiamiamo un’assemblea per discuterne insieme.

Siamo nemici e nemiche di questo governo. Di ogni governo.
Scommettiamo di non essere i/le soli/e.

Compagni e compagne

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Torino – Una città che brucia

Pubblichiamo una veloce carrellata delle intense giornate vissute a Torino, che sono tutt’altro che finite. Dunque non abbiamo la pretesa di riassumere, attraverso quanto raccontato dal blog Macerie, la tensione, la rabbia e tanti altri aspetti vissuti attimo per attimo da chi è in strada da giorni.  Vogliamo esprimere la più piena solidarietà e complicità nei confronti dei/delle nostrx compagni e compagne che stanno subendo la repressione per il loro impegno contro i CPR, una lotta che è anche la nostra.

Giovedì scorso alle 4:40, alcuni boati all’improvviso su c.so Brescia precedono le decine di agenti in borghese che sfondando il cancello dell’Asilo occupato e le decine di camionette, volanti, carabinieri in assetto antisommossa, celerini e finanzieri con il mitra puntato che occupano militarmente il quartiere Aurora per sgomberare l’asilo occupato e per arrestare 6 tra compagni e compagne; l’accusa per loro è quella di aver “promosso, costituito, organizzato e partecipato a un’associazione sovversiva (ex art. 270 c.p.) diretta e idonea a influire sulle politiche nazionali in materia di immigrazione mediante la ripetuta distruzione dei Cie/Cpr e con sistematici atti di violenza e intimidazione nei confronti delle imprese impegnate nella gestione delle sopra indicate strutture”.

I compagni e le compagne salgono sul tetto, dando il via a una resistenza che durerà 36 ore, durante le quali 2 persone solidali accorse in quartiere vengono fermate e arrestate (verranno poi rilasciate nei giorni seguenti). Una volta scesx dal tetto riferiscono di operai che lavorano di buona lena per sigillare tutto, murare ogni varco, rendere la struttura inutilizzabile.

Per sabato 9 febbraio viene chiamato un corteo cittadino in solidarietà con le persone arrestate; il concentramento è in Piazza Castello nel centro della città e il corteo parte dietro lo striscione “Fanno la guerra ai poveri e la chiamano riqualificazione. Resistiamo ai padroni della città”.

Un corteo folto, vario ma determinato a rendere concreta e visibile l’ostilità contro coloro che governano e traggono profitto da questa gestione della città. Un corteo che fin dalla sua partenza ha scandito slogan per ricordare i compagni e le compagne arrestate in concomitanza allo sgombero dell’Asilo: le 6 persone accusate di associazione sovversiva per la lotta contro i Cpr e quelle fermate durante la giornata di giovedì. Il corteo si snoda per la città e prova in un paio di occasioni a forzare il dispositivo poliziesco con l’intento di riavvicinarsi all’asilo, lasciando segni tangibili del suo passaggio, ma viene respinto dagli sbirri. Poco prima di disperdersi, l’ultima carica degli sbirri che per tutta la durata del corteo non hanno risparmiato sul gas lacrimogeno, vengono fermatx e arrestatx 11 tra compagni e compagne.

Il giorno successivo, domenica 10 febbraio, l’annuale corteo antifascista contro la commemorazione della giornata del ricordo nel quartiere delle Vallette finisce davanti al carcere. Un saluto caloroso a tutti i detenuti e le detenute e in special modo a compagnx e amicx rinchiusi da qualche giorno. Un capannone della struttura penitenziaria adibito a laboratorio grazie a un bacio della sorte prende fuoco e crolla.

Stamattina, mercoledì 13 febbraio, è poi arrivata un’altra bella notizia: le 11 arrestatx durante il corteo di sabato usciranno, nelle prossime ore, dal carcere delle Vallette con l’obbligo di presentazione quotidiana davanti all’autorità giudiziaria, dovranno insomma andar a firmare una volta al giorno in una caserma vicino a dove vivono. Tra i capi d’imputazione contestati loro, il Gip ha confermato solo quello di resistenza a pubblico ufficiale al momento dell’arresto. La solidarietà di questi giorni ha fatto naufragare i tentativi di questore, sindaco e vicesindaco di fare terra bruciata attorno alle persone arrestate e dividere i/le manifestanti in buonx e cattivx.

Nel prosieguo della mattinata decine di agenti in borghese e altrettanti celerini hanno dapprima bloccato il tram 4 all’inizio di via Milano in mezzo al mercato di Porta Palazzo, per poi far scendere in fretta e furia tutti i passeggeri. Obiettivo dell’operazione identificare una decina di compagni che, armati di uno striscione e una cassa preamplificata, stavano raggiungendo via Garibaldi e il presidio per contestare la sindaca sotto scorta. Svuotato il tram, difatti, celerini e borghesi hanno fatto irruzione sul 4 elargendo spintoni e scudate ai compagni, sotto gli occhi sbigottiti di ambulanti e frequentatori del  mercato. Una compagna, Claudia, è stata fermata e si trova ora agli arresti domiciliari con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, in attesa del processo per direttissima di domani.

Il presidio è quindi cominciato davanti a un folto uditorio, mentre camionette e cordoni di celere chiudevano la strada che porta al Comune. Via Milano non è stata certo l’unica strada chiusa dalla Questura in centro città, decine di blindati hanno creato una vasta zona rossa attorno a Palazzo di Città il cui confine si è esteso fino a piazza Statuto. E pensare che in fondo si trattava solo di un presidio di contestazione alla sindaca.

Nel frattempo naturalmente continuavano a rimanere in piedi i check-point in Aurora nelle vie adiacenti all’Asilo e il presidio si è quindi trasformato in un corteo che si è diretto verso questo quartiere, militarizzato ormai da un settimana. Una militarizzazione che sta esasperando gli animi di molti abitanti della zona costretti, ogni qual volta rientrano in casa dopo aver fatto la spesa, accompagnato i bambini a scuola o portato il cane a pisciare, a passare in mezzo alla celere e fornire i propri documenti. Chi poi non ha la residenza o non è disposto a sottoporsi a questo stillicidio di controlli è costretto ad arrangiarsi come può magari chiedendo ospitalità a amici o familiari, come hanno avuto modo di raccontarci alcuni abitanti di via Alessandria.

Per domenica prossima, 17 febbraio, è previsto un presidio al CPR di Corso Brunelleschi.

Restano purtroppo ancora 6 compagni/e nelle mani dello stato con l’accusa di associazione sovversiva nell’operazione Scintilla; per scrivere ai compagni e alle compagne arrestate

Rizzo Antonio

Salvato Lorenzo

Ruggeri Silvia

Volpacchio Giada

Blasi Niccolò

De Salvatore Giuseppe

Per ora si trovano tutti/e nel carcere torinese, C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO.

Gli arrestati sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo. Chiediamo a tutti i solidali un benefit per sostenerli al conto intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco IBAN IT61Y0347501605CC0011856712    ABI 03475 CAB 01605    BIC INGBITD1

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Roma – Sul presidio del 10 febbraio a Ponte Galeria

Riceviamo e pubblichiamo. Per scriverci e inviarci contributi hurriya[at]autistici.org

Nella giornata di sabato 10 Febbraio, una quarantina di solidali si sono recate davanti alle mura del CPR di Ponte Galeria per portare solidarietà alle donne recluse nel centro. Il presidio si è svolto senza particolari tensioni.
Si sono succeduti interventi in diverse lingue che hanno tentato di raccontare le varie forme di resistenze messe in campo dai reclusi negli altri centri di detenzione per persone migranti, in italia e in altri paesi. Verso il finire del concentramento si è provato ad avvicinarsi alle mura del CPR per poter sentire meglio le grida che giungevano dall’interno. Prontamente le cosiddette forze dell’ordine si sono schierate sulla strada impedendo di avvicinarsi alle mura. Anche questa volta la digos, che imponeva di arretrare, ha visto le sue parole perdersi nel vento.
Gli interventi e i cori sono continuati, ma non è stato possibile il consueto lancio di palline contenenti il numero di telefono da far arrivare alle recluse, il numero è stato comunque più volte ripetuto dal microfono. Le urla da dentro hanno colmato il vuoto delle difficili e rade comunicazioni telefoniche. Evidentemente le minacce di ritorsioni continuano e le donne non si sentono tranquille nel comunicare con noi.
Oltre a questo ci è stato comunicato che il cancello del cortile interno era stato chiuso; la nostra presenza davanti alle mura di quel lager viene utilizzata come pretesto per aumentare la violenza agita sui corpi delle donne recluse, ostacolando la complicità e la comunicazione.
Sono stati raccontati gli episodi di resistenza che compongono la lotta, come quanto accade a Torino, dove nei giorni scorsi la repressione contro chi si oppone a gabbie e frontiere è stata dura.
Sono 6 gli/le arrestat* con l’accusa di associazione sovversiva nell’operazione Scintilla. Altri 10 sono stati invece fermati dopo i cortei che si sono svolti nei giorni scorsi a seguito della fiera resistenza portata avanti dalle compagnx e sappiamo che l’accusa che gli vogliono imputare è di devastazione e saccheggio.
In serata nel quartiere di Torpignattara c’era gente arrabbiata che urlava contro le frontiere e le galere, che ha lasciato un pò di colore e calore in una zona dove la gentrificazione e la guerra ai poveri è il pane quotidiano.
A quanto pare non si vuole più restare a guardare di fronte allo stato che attacca.
Come dicono i muri della città già da giovedì notte (giorno dei primi arresti a torino e dell’inizio dello sgombero dell’asilo) non possono fermarci! Infatti ogni mattina ci svegliamo con nuove scritte in solidarietà e complicità con le arrestatx a Torino.

NO NATIONS NO BORDERS
FUCK LAW AND ORDER

Nemiche e nemici delle frontiere Continua a leggere

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