Sono già 944, in 5 giorni, le persone respinte a Ventimiglia nel tentativo di entrare sul suolo dello stato francese (1).
Controlli rafforzati ma nessun provvedimento di emergenza, normale routine: così le autorità francesi liquidano il parallelismo con il 2011, quando la Francia sospese Schengen mentre l’Italia, con un parametro discrezionale basato su un’ipotetica data di sbarco, concedeva “permessi di soggiorno per motivi umanitari” di 1 anno, poi prorogati, a parte delle persone che approdavano a Lampedusa.
Era l’anno in cui gli harraga (coloro che bruciano la frontiera) erano le persone che arrivavano dalle cosiddette “primavere arabe”, sommosse popolari che portarono alla caduta di regimi dittatoriali, accompagnate da una narrazione positiva di media e governi europei che vedevano come “occasione” la destabilizzazione politica negli stati dall’altra parte del Mediterraneo.
“Eroi che lottavano per la democrazia” che attraversando il Mediterraneo diventavano “clandestini”, e quindi criminali, da respingere o da rinchiudere.
Era l’anno in cui, all’insegna dell’emergenza, il governo italiano inaugurò tendopoli ed ex caserme denominate CAIT (Centri di accoglienza ed identificazione temporanei), veri i propri campi d’internamento etnici, successivamente trasformati in CIE e poi chiusi dalle persone recluse a suon di rivolte che portarono a numerose evasioni di massa (2).
Ed è proprio “l’emergenza sbarchi in Italia” (chiamata “Emergenza Nord Africa” nel 2011) a stimolare tanto l’opinione pubblica francese che, secondo un sondaggio rimbalzato dai media di regime europei, vorrebbe rafforzare la militarizzazione della frontiera sud/est, proprio al confine con Ventimiglia.
“Emergenza” è la parola con la quale possiamo descrivere il continuo tentativo di affermare l’identità europea, attraverso il clima di paura e terrore per la “minaccia alle porte”, con la conseguente omologazione dei dispositivi di controllo sociale.
In Europa il clima è perfetto per chiamare “normale routine” la chiusura delle frontiere interne.
Continuando lungo il confine della penisola si aggiungono i quotidiani rastrellamenti sui treni che dall’Italia sono diretti in Austria, dove le persone migranti vengono controllate e costrette a scendere, prima di arrivare a destinazione, a Bolzano (3).
Questi rastrellamenti sono effettuati da tempo anche da pattuglie trilaterali (4) di agenti italiani, austriaci e tedeschi sui treni in direzione dell’Austria e della Germania, incontrando la resistenza di chi prova a sfidare le frontiere (5) , come avvenuto il 24 aprile a Bolzano, quando centinaia di migranti, sopratutto eritrei, hanno forzato i controlli della polizia per salire su un treno diretto a Monaco di Baviera (6).
Oltre ai controlli ferroviari, il 12 Maggio scorso sono cominciati anche i pattugliamenti misti stradali italo-austriaci “attivati secondo il protocollo transfrontaliero firmato nelle scorse settimane dalla Questura di Udine e dalla Polizia carinziana per contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare sul confine italo-austriaco. Le pattuglie – due volanti miste composte da un poliziotto italiano e uno austriaco – hanno presidiato le principali arterie di collegamento tra i due Paesi” (7) Si tratta di una “prima sperimentazione” che durerà tre mesi “salvo poi, «aggiustamenti» e un eventuale incremento del contingente, a seconda delle necessità e dei risultati” (8).
I sindacati di polizia chiedono il rafforzamento della presenza poliziesca nella zona di confine del Nord-Est (9) e domandano ad ministro degli interni Alfano ” Perché il nostro Governo non valuta la possibilità (come sta accadendo in questi giorni in Germania in occasione del G7) di sospendere il trattato di Schengen e di ripristinare i controlli documentali al confine, così da blindare tutte le principali vie d’accesso allo Stato?” (10).
Anche la Germania, infatti, non manca all’appello e si prepara ad una chiusura (in via ufficiale) delle frontiere, a partire dal 26 maggio fino al 15 giugno 2015.
Questa volta la minaccia interna riguarderebbe le contestazioni a Monaco contro il vertice G7, previsto il 7 e l’8 giugno al castello di Elmau, località turistica delle Alpi bavaresi, a pochi chilometri dal confine con l’Austria. (11) (12).
I respingimenti avvengono nel quotidiano alle frontiere interne alla Fortezza Europa: il mare, le barriere di metallo, i fiumi, i porti, le stazioni e gli aeroporti sono liberi per le merci ed il consumo ma invalicabili per migliaia di esistenze.
Se il Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino era e resta tuttora un confine dove le autorità italiane respingono e deportano migranti, speriamo che la recente cronaca sia di buon auspicio per un nuovo anno di frontiere bruciate.