Roma – Aggiornamenti dal CIE di Ponte Galeria

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fuocoaicieDopo la rivolta che ha causato la momentanea chiusura della sezione maschile del CIE di Ponte Galeria, continuano nella sezione femminile espulsioni e proteste.

Apprendiamo da dentro che nella giornata di giovedì c’è stato uno sciopero della fame collettivo, a cui hanno partecipato tutte le detenute della sezione femminile, per protestare contro le pessime condizioni in cui vivono, per la mancanza di riscaldamenti e acqua calda, e il cibo pessimo. Ma continuano anche i ricatti e le ritorsioni.

Venerdì 18 dicembre sono state espulse cinque donne e deportate in Nigeria. Non è la prima volta che avviene un’espulsione del genere da Ponte Galeria, che sta assumendo un ruolo centrale nelle deportazioni verso la Nigeria e non solo. Ci dicono che lo sciopero è durato una solo giornata, e oggi si è interrotto.

Dopo la distruzione e la conseguente chiusura della sezione maschile, a Ponte Galeria si respira aria di rinnovamento. Come abbiamo già detto sarà necessario sapere cosa succederà nel CIE romano nei prossimi giorni per capire cosa ne sarà della sezione maschile e soprattutto continuare a monitorare eventuali espulsioni.

Altri aggiornamenti riguardano i ragazzi non liberati dopo la rivolta e trasferiti in altri CIE. Abbiamo saputo in questi giorni che alcuni di loro sono stati trasferiti anche a Torino, oltre che a Bari e Brindisi come avevamo giò detto. Si è appreso inoltre che non tutte le persone trasferite erano richiedenti asilo, ma che alcuni di loro sono stati tasferiti a scopo punitivo, perchè riconusciuti durante la rivolta di venerdì e sabato. Uno di loro che si trova attualmente a Bari ieri si è cucito la bocca.

Giovedì e venerdì, due gruppetti di persone hanno portato solidarietà alle detenute del CIE di Ponte Galeria con grida e petardi.

Inoltre, nella mattinata di venerdì 18, un gruppo di nemici delle espulsioni è andato davanti gli uffici di Poste Italiane nel quartiere di San Lorenzo e dentro l’università “La Sapienza”, per continuare a disturbare il business di Mistral Air, da anni impegnata nelle deportazioni.

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