In questi giorni anche in Italia, da Milano a Bologna, si sono svolte manifestazioni ispirate dal grande corteo di centinaia di migliaia di persone che ha avuto luogo a Barcellona il 18 febbraio 2017, organizzato dalla campagna “Casa nostra, casa vostra” con lo slogan “Vogliamo accogliere”, in favore dell’apertura delle frontiere ai rifugiati, e appoggiato sia dalla giunta locale che dal governo della Catalogna.
Abbiamo già scritto in passato della repressione della Giunta “del cambiamento” di Ada Colau e della resistenza dei lavoratori ambulanti migranti, della situazione degli altri migranti presenti in città e dello sgombero dello spazio Mukhayyam occupato da migranti e solidali, delle lotte dentro e fuori il CIE di Zona Franca, dei tentativi di attraversamento della frontiera blindata di tanti magrebini e africani a Ceuta e Melilla, per i quali non c’è alcun refugees welcome in quanto non vengono considerati rifugiati da accogliere nel paese tramite il meccanismo del ricollocamento e sono respinti direttamente alle frontiere o reclusi nei CIE e deportati. Vorremmo far conoscere ora il punto di vista delle persone “accolte” a Barcellona, che si sono autorganizzate attraverso un’assemblea, con gli altri migranti che vivono in città, per supportarsi a vicenda e lottare.
Dalle dichiarazioni dei diretti interessati si evince che in Spagna e a Barcellona, come in Italia, vige un sistema di accoglienza istituzionale che maltratta e toglie autonomia alle persone, le infantilizza e le conduce verso condizioni di marginalità, feroce sfruttamento e rischio di deportazione.
A tre mesi infatti dal corteo di Barcellona, la situazione dei rifugiati nel paese rimane difficile, l’appello rivolto dalla campagna alle autorità locali e nazionali non ha prodotto alcun risultato concreto e in tutta la Spagna al momento sono state ricollocate solo 1300 persone in totale, sulle 17.337 previste. Cosa accadrebbe invece se la solidarietà espressa nel corteo da centinaia di migliaia di persone si tramutasse in supporto concreto alle lotte portate avanti da tempo dai migranti in città: contro le retate poliziesche e l’apertura e l’esistenza del CIE, per l’occupazioni di spazi dove vivere insieme fuori dal controllo statale, contro il business dell’accoglienza e le deportazioni, per abbattere muri e recinzioni? La risposta rimane aperta…
Traduzioni da Assemblea 2 aprile Barcellona
Comunicato dell’assemblea dei migranti e rifugiati di Barcellona – 8 aprile 2017.
Domenica scorsa 2 aprile, migranti e i rifugiati si sono incontrati in una riunione congiunta per decidere i prossimi passi da intraprendere per continuare la lotta per i nostri diritti. Noi non vogliamo che la fine della campagna “Casa Nostra, Casa Vostra” rappresenti anche la fine dell’ondata di solidarietà per la popolazione migrante. Quindi, come sempre, continuiamo a lottare! L’assemblea ha deciso una prima azione da tenere Lunedi 10 aprile presso la sede del Ministero dell’Immigrazione della Generalitat de Catalunya. In questa azione vogliamo dare particolare importanza ad alcune delle nostre richieste.
Il rinnovo del permesso di soggiorno senza il vincolo di un contratto o il pagamento di tasse.
Il 3 aprile, il governo della Catalogna ha eliminato le tasse per presentare la domanda per il ricongiungimento familiare e il rinnovo del permesso di soggiorno. Questo ha rappresentato un trionfo della nostra lotta, un altro passo per rimuovere gli ostacoli del contratto di lavoro e delle tasse elevate per ottenere i documenti. Finora, il governo aveva archiviato i fascicoli presentati senza il pagamento di queste tasse.
Pretendiamo dal governo regionale che si riapra la valutazione di tali fascicoli, per la loro valutazione e risposta, dato che le tasse sono state eliminate.
La domanda di cittadinanza senza esame.
Nel mese di novembre 2016, il governo della Spagna ha emesso un decreto che esonera dal sostenere l’esame di lingua “DELE A2” dell’Istituto Cervantes, permettendo così che siano validi gli esami “A2” di altri centri regolamentati nello Stato spagnolo e nelle varie regioni autonome. Nonostante il progresso che questo rappresenta, i corsi attualmente offerti sono del tutto insufficienti per il numero di persone migranti che aspirano alla nazionalità spagnola, e anche gli orari non sono adatti per alcuni di noi che lavorano 12 ore al giorno, a volte anche la domenica e i festivi .
Esigiamo dal governo che siano resi disponibili un maggior numero di corsi di lingua spagnola gratuiti per tutte le persone interessate a frequentarli, con orari adeguati in modo da poter partecipare.
La possibilità per i rifugiati di poter lavorare, senza dover attendere la seconda fase del programma di aiuto statale.
Noi persone rifugiate che siamo qui ci troviamo di fronte a limitazioni alla nostra esistenza fin dal primo giorno. L’unico documento che abbiamo, il “cartellino rosso”, è un permesso solo temporaneo, ci privano del passaporto e ci negano il diritto al lavoro per i primi 6 mesi dal nostro arrivo.
Pretendiamo dal governo che ai rifugiati sia dato un documento che permetta di lavorare fin dal primo giorno, e quindi facilitare la nostra integrazione nella società.
Migrati e rifugiati, uniamo le nostre richieste. Perché insieme possiamo rivendicare i nostri diritti!
Comunicato dei/delle rifugiat* ospitati a Casa Bloc di Barcelona – 26 aprile 2017.
La situazione di diverse famiglie di profughi di diverse nazionalità che soggiornano a casa Bloc Barcellona è molto grave. Siamo minacciati di sfratto immediato da parte delle ONG che gestiscono il centro, che sostengono di aver ricevuto un tale ordine da parte del Ministero del Governo Centrale. Circa 140 persone vivono nella “Casa Bloc” e un terzo è in questa situazione, essendo trascorsi i sei mesi della prima fase del programma statale di accoglienza e le proroghe.
Comunicato del 12 maggio degli abitanti del centro accoglienza APIP-ACAM
Persone rifugiate denunciano abusi nel piano d’accoglienza.
4 famiglie di persone rifugiate, gestite dall’organizzazione APIP-ACAM, convocano una conferenza stampa davanti alla sede dell’organizzazione per denunciare il trattamento che ricevono da parte di queste organizzazioni. Le accusano di infantilizzare i rifugiati, di non soddisfare le loro esigenze minime e di negare necessità basilari come i medicinali e i corsi di formazione previsti dal piano statale di accoglienza. APIP-ACAM è una della decina di ONG che gestiscono in Catalogna l’accoglienza delle persone rifugiate in base al programma statale di accoglienza.
Questo il documento letto durante il presidio: “Siamo 23 persone (11 bambini) in una casa con 5 camere, viviamo in una situazione di vulnerabilità e col passare dei giorni la nostra situazione peggiora. Le nostre necessità sono ignorate dai gestori APIP-Acam. Si violenta permanentemente la vita dei bambini, la necessità di latte, pannolini, asilo nido e istruzione, e le cose di uso personale per i bambini non sono viste come necessità. Subiamo in continuazione abusi psicologici perché ci opprimono con la minaccia di buttarci in mezzo alla strada. Ci troviamo in una situazione in cui perfino parlare ci spaventa. Mi sento in un carcere e al tempo stesso perseguitato. E’ questo in un paese dove rispettano i diritti umani. Violano permanentemente la nostra privacy e le molestie sono continue per noi che viviamo nel centro gestito da APIP-Acam. Ci viene negata la formazione. Violano i nostri diritti. Ci viene costantemente negata la formazione per poter trovare un lavoro in futuro, e integrarsi nella società. Vogliamo un cambiamento delle istituzioni, vogliamo una vita normale. I gestori ci dicono che questo è un esperimento che stanno facendo con i rifugiati, dal momento che per loro è una novità lavorare con questa nuova classe di persone”
Comunicato stampa del 12 maggio 2017.
Compagne e compagni, l’Assemblea “2 aprile” degli immigrati e dei rifugiati non sarà presente questo pomeriggio alla conferenza stampa di “Casa Nostra, Casa Vostra”.
La nostra assenza ha a che fare con la conoscenza che abbiamo riguardo l’applicazione del piano di accoglienza e rifugio che si sta attuando in Catalogna. Un’applicazione sulla quale noi ci troviamo profondamente in disaccordo.
I rifugiati stanno soffrendo di una situazione che non aiuta assolutamente la loro integrazione sociale, che dovrebbe essere l’obiettivo centrale di qualsiasi piano di accoglienza.
Ci sono famiglie con bambini e bambine a “Casa Bloc” i quali, una volta terminata la prima fase di accoglienza, sono costretti a trasferirsi in ostelli o case dove mancano le condizioni minime mentre gli vengono negate le garanzie economiche sufficienti per consentire loro di trovare appartamenti in affitto in proprio. Ci sono famiglie di diverse nazionalità, circa 23 persone, stipate in una casa di 5 vani con una sola cucina in comune a Sabadell.
Tutti si lamentano anche del trattamento degradante dalle ONG che gestiscono l’accoglienza e riscuotono le corrispondenti sovvenzioni. Ci sono persone letteralmente espulse, si vive in un ambiente che le persone coinvolte definiscono un regime penitenziario, con assoluta mancanza di privacy, per non parlare dell’aiuto psicologico e formativo.
Ai rifugiati che hanno cercato una soluzione abitativa con i propri mezzi e che hanno un “cartellino rosso” da oltre un anno, e che inoltre lavorano per vivere, non vengono rinnovati i permessi di asilo e sono gettati nella situazione di immigrati irregolari, perdono il lavoro, e sono anche minacciati di espulsione verso i paesi dai quali sono stati costretti a fuggire.
Questa situazione è stata denunciata più volte al governo locale, alla Generalitat (la regione di Catalogna) e alla Delegazione del Governo. Nessuna delle tre amministrazioni ha risposto se non con belle parole e giocano a scaricabarile l’una con l’altra utilizzando i rifugiati come munizioni nelle loro battaglie.
Temiamo fortemente che questa realtà non sarà riconosciuta in questa conferenza stampa e per questo motivo non contribuiremo ad essa con il nostro silenzio forzato. La disponibilità ad accogliere espressa dalla cittadinanza merita di conoscere la reale situazione dei rifugiati e degli immigrati e che questa non sia mascherata dalle dichiarazioni trionfanti e dagli spettacoli multimediali.
Conferenza stampa dei profughi e dei rifugiati. Giovedi 25 maggio piazza Sant Jaume di Barcellona.
Molt* di noi richiedenti asilo, siamo venut* qui ma non abbiamo ricevuto l’accoglienza che necessitiamo.
Alcun* di noi vivono in piccoli appartamenti, condividendo la camera con sconosciuti; altr* hanno una buona sistemazione ma temono di essere cacciati via, alla fine della prima fase dell’accoglienza, senza il tempo sufficiente per trovare un affitto.
Molt* soffrono abusi da parte delle organizzazioni non governative che si occupano di noi e non ci danno il sostegno psicologico e la formazione di cui abbiamo diritto.
Abbiamo tutt* un “cartellino rosso” da rinnovare ogni 6 mesi, e molt* sappiamo, per esperienza diretta, che passati 2 anni a volte non lo rinnovano e così noi diventiamo immigrat* senza documenti, perdiamo il lavoro e siamo in pericolo di deportazione.
Noi rifugiati e rifugiate che viviamo in Catalogna vogliamo denunciare le nostre pessime condizioni di accoglienza:
I problemi causati dal “cartellino rosso”, che non è un documento di residenza.
I frequenti casi di rifiuto del “cartellino rosso”, malgrado la situazione di conflitto e pericolo, nei nostri paesi, perduri.
Le lacune del piano d’accoglienza statale.
L’incompetenza del Governo e della Giunta Comunale.
I problemi di accesso all’abitazione al termine della prima fase, in assenza di garanzie di locazione.
Le condizioni di vita a Casa Bloc.
Tutti questi problemi e altri fanno si che l’accoglienza non sia in realtà degna né egualitaria, nonostante le belle parole dell’amministrazione e le richieste della pubblica opinione.