Torino – Sciopero della fame e aggiornamenti dal CPR di Corso Brunelleschi

fonte: Macerie

Nel C.P.R. di Corso Brunelleschi non si dorme mai. Dopo i numerosi tentativi di evasione, di cui l’ultimo riuscito pochi giorni fa dall’area Viola, e gli incendi di suppellettili appiccati con scadenza quasi regolare negli ultimi mesi, dal tardo pomeriggio di venerdì 22 novembre tutti i detenuti dell’area Viola hanno deciso di organizzarsi e iniziare insieme uno sciopero della fame. Per non abbassare la testa e rassegnarsi alle infauste condizioni in cui sono costretti a vivere. Condizioni rese ancor più dure dal complessivo taglio dei “servizi” all’interno dei Centri, in seguito alla riduzione dei fondi stanziati dal Governo alle ditte che li gestiscono.

L’inverno è arrivato anche nel Cpr, accompagnato dall’amara constatazione che anche quest’anno il riscaldamento è guasto. Le docce sono fredde, non ci sono materassi e in molti sono costretti a dormire per terra, il numero dei lavoranti che consegnano e distribuiscono i pasti è diminuito, per cui il vitto è ulteriormente peggiorato. Il sapone viene distribuito ogni quindici giorni in pacchetti monodosi e anche il barbiere passa sempre più di rado. Per farsi vedere da un medico non basta una richiesta ma bisogna insistere parecchio, far casino insieme ad altri reclusi o iniziare uno sciopero della fame, per l’appunto.

I detenuti in lotta nell’area Viola, dopo essersi confrontati per ore, hanno deciso di scrivere un testo collettivo in cui sono confluite le loro istanze di protesta che chiedono di diffondere il più possibile. Hanno inoltre chiesto alla Direzione della struttura di riportare le loro richieste direttamente alla Prefettura di Torino. Determinati e decisi nell’obiettivo che si sono prefissati hanno infine lanciato un appello ai reclusi delle restanti aree affinché si uniscano alla loro protesta, allargando la lotta e rendendola più incisiva.

Fra le tante storie che popolano quelle infauste mura c’è quella di Gabriel, rinchiuso anche lui nella medesiam area. La sua rabbia oltre ad essere alimentata dalle disumane condizioni in cui è costretto a vivere è stata accesa dalle particolari ma non eccezionali condizioni in cui è stato fermato prima di essere portato nel Centro torinese, che ci chiede di raccontare. In Italia con gravi problemi di salute, Gabriel è stato imprigionato il 6 luglio, mentre si era fermato ad aiutare una ragazza a scappare da un’aggressione notturna. L’arrivo delle pattuglie come sempre non è stato di aiuto e ha decretato che Gabriel venisse portato nella Questura di via Grattoni perché senza documenti, per poi essere trasferito nelle celle di sicurezza del commissariato di San Paolo. Qui è stato denunciato per aggressione e resistenza a pubblico ufficiale e, ancora una volta, trasferito nel carcere delle Vallette, dove è rimasto qualche mese per poi essere portato dentro il C.P.R. torinese.

In questo momento, oltre ai reclusi dell’area Viola, altri detenuti senza-documenti privati della loro libertà nel Centro di Permanenza di Torino portano avanti proteste individuali. Said, rinchiuso nell’area blu, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro l’assenza di assistenza sanitaria. Sono giorni infatti che non vede il medico nonostante lamenti gravi problemi ai denti dovuti ad un incidente. Un altro recluso, sempre dell’area blu, è diabetico e sta rifiutando il cibo perché non riceve cure adeguate e un’alimentazione consona alle sue esigenze.

Anche fuori da quelle mura qualcosa si muove ed alcuni nemici dei Centri hanno deciso di sostenere la lotta dei reclusi.

Mercoledì scorso alcune decine di solidali hanno tentato di rompere l’asetticità e il grigiore del Campus Einaudi per parlare della Sodexo, la ditta che distribuisce i pasti ai reclusi di corso Brunelleschi. Con striscioni, interventi al microfono e manifesti attacchinati sulle pareti di vetro del Campus si sono ricordate le responsabilità di questa multinazionale nel funzionamento di carceri e Centri per immigrati un po’ in tutto il mondo, lo stretto legame che intrattiene con gli eserciti negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna e la possibilità che Sodexo non reintegri i lavoratori del bar del Campus quando, a breve, ne otterrà la gestione. Qualche ora dopo, i solidali sono poi comparsi all’improvviso in corso Brunelleschi e con cori, fumogeni e petardoni hanno ricordato a chi si trova recluso che chi lotta non è mai solo.

Riportiamo qui di seguito il comunicato redatto dai reclusi dell’area Viola in sciopero della fame:

Noi ospiti dell’area Viola del CPR di Corso Brunelleschi chiediamo alla Direzione di riferire alla Prefettura che in data 22-11-2019 tutti i reclusi di quest’area entrano in sciopero della fame per protestare contro le specifiche che indichiamo di seguito.

A- I tempi di permanenza per l’identificazione troppo lunghi (6 mesi)
B- Le condizioni disumane in cui siamo costretti a vivere
C- I luoghi malsani in cui siamo rinchiusi: camere ovvero celle senza finestre e senza passaggio d’aria respirabile che causa la mancanza di ossigeno
D- Le docce e i bagni che siamo costretti ad usare che fanno schifo
E- Il ritardo nella somministrazione del cibo che arriva alle 14.30 pm o anche più tardi
F- Il cibo che fa schifo
G- La quasi mancanza di prodotti per l’igiene
H- L’assistenza sanitaria che non funziona
I- I pestaggi da parte degli addetti alla sicurezza
L- I 2,50eu per il mantenimento che non bastano
M- Le coperte che non vengono lavate
N- Le stanze che sono 4,20×9, 60mq inclusi bagno e toilet con 7 persone dentro

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Francia – Comunicato delle persone in sciopero della fame nel CRA di Mesnil Amelot

Traduzione da: A bas les CRA

Da lunedì 18 novembre, i detenuti della prigione per stranieri di Mesnil Amelot sono in sciopero della fame.
Ieri, altri reclusi in diversi edifici del CRA si sono uniti allo sciopero.
Qui di seguito il comunicato e le richieste dei prigionieri:
Oggi è il terzo giorno di sciopero della fame nel CRA2 di Mesnil Amelot, con persone provenienti dagli edifici 9, 10, 11 e 12. I poliziotti vengono sempre, la mattina, a mezzogiorno, la serae ci dicono “Perché non venite a mangiare” o “Qual è il motivo?” Ognuno ha le proprie ragioni.
Siamo contrari alla differenza di trattamento tra i due CRA [al CRA3 hanno il diritto di conservare il cibo dopo la visita e OFII gli compra dei dolci]. Il cibo nei recipienti è insopportabile. Quando apri la scatola hai voglia di vomitare. Si possono mangiare solo pezzi di pane con la maionese. Il cibo dall’esterno a volte entra, a volte no. Perché? Non è normale.
Ci trattano come animali, ci umiliano continuamente. Alcuni sono in sciopero perché la carne non è halal. Se sei musulmano nonpuoi mangiare niente a parte lo yogurt e i fagioli. Mangiamo alle 18:00 di sera, quindi alle 20:00 abbiamo fame. Ai pasti se si arriva con 5 minuti di ritardo non si mangia. La mattina la colazione è dalle 7:00 alle 7:30, chi arriva alle 7:30, è morto.
Ti perquisiscono ad ogni pasto. Qui non si può nemmeno far passare del cibo durante le visite. Dall’inizio dello sciopero, lasciano passare baguette e formaggi dopo i pasti. Ci propongono di portare tutto in cella da allora.
Quando hai mal di denti, ti danno soloparacetamolo.
Alcuni di essi sono già stati rinchiusi nel CRA diverse volte negli ultimi anni.
Se rubi finisci in un CRA, se non rubi finisci lo stesso in un CRA.
Non vogliamo essere deportati, alcuni di noi potrebbero andare in prigione. Tutti i nostri beni, le nostre famiglie e i nostri soldi sono in Francia.
Ieri eravamo in 50 a fare lo sciopero della fame.
Al CRA2 ci sono già stati degli incendi negli edifici 9, 10 e 11 qualche settimana fa. Ci sono state 4 persone arrestate e nessun cambiamento per noi.
L’8 novembre Mohammed è morto a Vincennes. La vita qui non è possibile. Sostegno ai suoi cari e ai compagni che erano detenuti con lui.
Vogliamo uscire, vogliamo la libertà. Non torneremo indietro, lotteremo fino alla fine, fino a quando non cadiamo a terra.
Abbiamo tre richieste:
Cibo vegetariano;
Che i parenti possano portarci del cibodurante le visite;
Libertà per tutti;  
    
Solidarietà e tanta forza per loro!
Abbasso i CRA!
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Torino – Fuori Sodexo dalle università

fonte: passamontagna.info

Oggi in Università , un gruppo di persone, nemiche di ogni forma di detenzione e di coloro che speculano sopra di essa, ha fatto il giro del CLE distribuendo e attacchinando volantini contro Sodexo e la sua possibile presa in gestione del bar del Campus.
Sodexo è una multinazionale che da sempre specula sulla detenzione amministrativa degli immigrati e sulle prigioni. Fa i miliardi nel business della detenzione e della guerra.
E’ Sodexo che gestisce I pasti del CPR (Centro Permanente per il Rimpatrio) di Torino, in C.so Brunnelleschi. Pasti che arrivano spesso avariati, sempre in ritardo, e dove vengono di prassi infilati farmaci e tranquillanti per sedare la rabbia dei detenuti.

Sodexo ha attualmente l’appalto in alcune mense universitarie, come quella del Politecnico in C.so Castelfidardo. Ora vuole prendersi la gestione del bar del Campus, da cui tra l’altro voleva licenziarne le/i lavoratrici/i.
L’Università, in tutto ciò, se ne lava le mani.
L’appalto non è stato ancora assegnato in definitiva. Forse si parla di fine mese.
Noi non staremo zitti, e torneremo a farci sentire se Sodexo dovesse vincerlo.

Questo il testo di uno dei volantini distribuiti

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SODEXO STA CERCANDO DI OTTENERE LA GESTIONE DEL BAR DEL CAMPUS UNIVERSITARIO.
SODEXO SPA SPECULA DA SEMPRE SULLA DETENZIONE AMMINISTRATIVA DEGLI IMMIGRATI (CPR) – TRA CUI QUELLO DI TORINO – E NELLE PRIGIONI.
FA I MILIARDI NEL BUSINESS DELLA DETENZIONE E DELLA GUERRA
BOICOTTA E SABOTA SODEXO !

Sodexo è la più grande multinazionale della ristorazione del mondo : opera in 80 Paesi, con 75 milioni di consumatori che vengono interessati ogni giorno dai suoi servizi, per una cifra di affari che si aggira intorno ai 19,8 miliardi di euro.
Sodexo gestisce il business dell’approvvigionamento alimentare in molti degli aspetti della società capitalista, dagli asili alle università, dalle officine alle caserme, dagli ospedali alle casa di riposo.
In Italia Sodexo è stata identificata anche in passato come responsabile della gestione del servizio mensa di diversi centri di detenzione per persone senza il «buon documento», ma i suoi rapporti con il mondo della privazione della libertà e la sua volontà di lucrare sui luoghi di prigione travalicano la semplice fornitura di cibo.
Sodexo si occupa di fornire servizi a diversi eserciti, sia in patria che durante le missioni all’estero. È presente in scuole d’addestramento e uffici civili. Nelle basi militari organizza e gestisce per conto di eserciti NATO, USA, Francia e GB vitto, pulizie, manutenzione impianti, servizio posta, cure mediche, approvvigionamento materiali e carburanti, purificazione dell’acqua, gestione dei depositi armi, organizza la vita interna alla base al di là della sua routine militare. Continua a leggere

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Confine alpino – GLI AUTISTI PARLANO… E RESALP TACE

fonte: passamontagna.info

Gli autisti parlano…
e Resalp tace

Su come gli autobus diventano strumenti repressivi.

Resalp è una compagnia di trasporti francese che gestisce una delle linee che collega l’Italia e la Francia. Ogni giorno, la linea Oulx-Briancon è utilizzata da persone che non hanno i documenti necessari per passare la frontiera “legalmente”. Per questo scendono a Claviere, a qualche passo dalla PAF (la polizia di frontiera francese) per poi entrare in Francia dalle montagne. Ed è sulle montagne che inizia la caccia all’uomo, dove giorno e notte le guardie inseguono chi prende i sentieri per evitare i loro controlli.

Quando passano la frontiera, alcuni autisti riferiscono ai poliziotti della PAF il numero di persone che sono scese a Claviere, informandoli così del numero di persone da cercare. Questa informazione, tutt’altro che innocua, agevola la caccia e rende quasi una certezza l’arresto, qualche ora più tardi, tra i sentieri di montagna. Come considerare questo passaggio di informazioni se non come una delazione?

Per non parlare, poi, dei comportamenti umilianti e discriminatori di alcuni autisti che arrivano persino a proibire ad alcune persone di salire sull’autobus a causa del colore della loro pelle. Queste pratiche sono razziste e, per quello che conta, illegali.

Dal momento che la linea Oulx-Briancon è un passaggio obbligato per l’attraversamento della frontiera, gli autisti che vi lavorano diventano agli occhi della polizia gli informatori perfetti. Le responsabilità individuali e quelle della Resalp si intrecciano: gli autisti non hanno assolutamente il dovere di fornire informazioni riguardanti i passegeri alla polizia, mentre l’azienda deve garantire che questo passaggio di informazioni non avvenga.

Fino a quando l’impresa non darà ai propri impiegati delle indicazioni chiare su come comportarsi, Resalp continuerà di fatto a collaborare alla caccia all’uomo ad essere un’estensione del controllo della polizia.

Passeggeri/e: state in guardia, non siate complici!
Autisti/e: non parlate alla polizia!

STOP ALLA DELAZIONE E AL COLLABORAZIONISMO

link scaricamento A3 italiano

link scaricamento A3 francese

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Francia – Testimonianza di una resistenza (riuscita!) alla deportazione

Traduzione da: A bas les CRA
 
Pubblichiamo la testimonianza di un recluso in un CRA della regione parigina che racconta di come ha resistito con successo al tentativo di deportarzione in Sudan.
Oltre alla denuncia della violenza della polizia, la sua testimonianza fornisce alcuni consigli alle persone minacciate di espulsione nelle varie prigioni per stranieri (ad esempio, cercando di mantenere la calma finché non si viene portati sull’aereo, e solo allora gridare per farsi sentire dagli altri passeggeri, in modo che si oppongano alla deportazione, alzandosi in piedi e chiedendo al pilota di non decollare).
E infine, una buona notizia: il compagno, dopo quasi 90 giorni di detenzione e la resistenza al volo, è stato rilasciato!
“Signor procuratore,
Vorrei portare alla vostra attenzione i seguenti fatti.
Il 30 ottobre, la polizia è venuta a prendermi nella mia cella al centro di detenzione alle 9 del mattino. Sono andato in bagno, mi hanno fermato davanti al bagno e mi hanno detto di andare a raccogliere le mie cose.
Sono stato perquisito, mi hanno fatto domande sull’asilo e sulla mia nazionalità e mi hanno detto che mi avrebbero portato in Sudan.
Sono arrivato all’aeroporto e non ho subito alcuna violenza fino all’aeroporto Roissy Charles de Gaulle. Sono stato ricevuto da 5 agenti di polizia in borghese e da uno in uniforme. Mi hanno proposto di prendere delle pillole senza spiegarmi cosa fossero e mi hanno offerto una bottiglia d’acqua da bere. Mi sono rifiutato di prenderle.
Mi hanno accompagnato sull’aereo.
Tre agenti mi hanno messo sull’aereo, mi hanno ammanettato e mi hanno coperto con un panno rosso per nascondermi dagli altri passeggeri. Non c’era ancora nessuno sull’aereo. In quel momento, avevo un poliziotto alla mia sinistra, uno alla mia destra e uno davanti. Altri due stavano parlando con il capitano.
I passeggeri sono arrivati ​​e ho urlato e ho pianto, la polizia ha iniziato a colpirmi. Ho ricevuto pugni e mi hanno strangolato. Sono stato colpito soprattutto alla testa.
Poi non ho capito e sentito tutto ma ho visto il pilota parlare con gli ufficiali erifiutarsi di farmi volare, soprattutto a causa della violenza che ho subito di fronte a tutti.
La polizia mi ha portato fuori dall’aereo. Ho continuato a essere colpito e sono stato insultato (“succhiami il cazzo” “stai zitto” “figlio di puttana”) nell’auto che mi ha portato alla stazione di polizia in aeroporto. Sono stato colpito alla testa e strangolato, per impedirmi di urlare.
Sono stato portato in una stazione di polizia all’aeroporto per due ore e sono stato picchiato da due dei tre poliziotti.
Durante questi momenti, ho protetto la mia faccia con le braccia mentre urlavo cherispettavo la polizia.
Successivamente sono stato portato al centro di detenzione.
Non sono riuscito a vedere un medico quando sono tornato al centro. Vorrei essere portato alla stazione di polizia per presentare un reclamo. Vorrei vedere un dottore. Mi rendo conto che qualsiasi menzogna è punibile dalla legge.”
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Tra Marocco e Spagna, nuove recinzioni e provvedimenti repressivi contro chi migra

La rotta migratoria del Mediterraneo occidentale, che dal Marocco si dirige in Spagna, negli ultimi due anni è diventata la seconda per importanza dopo quella che attraversa la Turchia verso la Grecia, superando di tre volte quella diretta da paesi come Libia, Tunisia e Algeria verso l’Italia. 

Qualche settimana fa il Marocco ha annunciato la fine dei lavori per la costruzione di una barriera di filo spinato concertina per 8 km dentro il proprio territorio lungo il confine dell’enclave coloniale di Ceuta (Spagna). Ciò permetterebbe alla Spagna di levare le proprie barriere di concertina, illegali in Europa a causa delle ferite che provocano le lame taglienti di cui è composto. Al loro posto è prevista la costruzione di una barriera più piccola. Stessa cosa pare debba succedere a Melilla, nelle parti dove il muro di cemento lascia il posto alle barriere di metallo. Nello stesso periodo, il 15 ottobre, per la prima volta, la Spagna ha processato e condannato delle persone accusate di aver organizzato un “salto” alla recinzione di Ceuta. Il tribunale provinciale di Cadice, che ha giurisdizione su Ceuta, ha condannato a un anno e mezzo di reclusione e multato per oltre 25.000 euro nove persone ritenute colpevoli di aver orchestrato il ​​26 luglio 2018 il passaggio della recinzione di Ceuta da parte di 602 persone prive di documenti. La corte li ha considerati responsabili di crimini quali disordini pubblici, lesioni lievi e danneggiamenti, ed è stata loro rifiutata la sospensione della pena. Continua a leggere

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Roma – 22 e 23 novembre appuntamenti contro il CPR di Ponte Galeria

riceviamo e pubblichiamo

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Torino – Aggiornamenti dal CPR di Corso Brunelleschi

via NoCie/NoCpr Torino

L’inverno è arrivato e con lui anche il freddo naturalmente. Al cpr di corso Brunelleschi però il riscaldamento è rotto e si congela. La mensa è diventata un’area per sopperire agli spazi che i rivoltosi hanno sottratto alla struttura. Manca il mobilio, in conseguenza alle tante giornate di protesta in cui i reclusi hanno dato alle fiamme suppellettili e quello che trovavano nelle loro celle.
La situazione all’ interno del cpr di Torino non è casuale ma si situa all’interno di politiche che tagliano drasticamente i fondi e i servizi destinati ai vari centri di detenzione e gestione dei migranti. I reclusi soni ammassati in aree sovraffollate dove manca qualsiasi servizio: le docce sono fredde, non ci sono materassi e in molti sono costretti a dormire per terra. La quotidianità che si vive nei centri di reclusione sottolinea quale luogo scomodo e angusto sia il cpr. La routine giornaliera e la condivisione di quel poco che c’é ricorda ai detenuti come sono stati strappati alla propria realtà attraverso retate, fermi in strada o detenzioni carcerarie commutate in fermi amministrativi. Le complicazioni economiche e burocratiche si ripercuotono in piccoli problemi all’ordine del giorno: il sapone viene distribuito ogni quindici giorni in pacchetti monodosi, il barbiere passa sempre meno spesso e le visite mediche sono un qualcosa che si ottiene con la complicità e l’ insistenza degli altri detenuti.
Da quello che ci raccontano gli stessi reclusi ora, all’ interno del cpr di Corso Brunelleschi, un ragazzo è in isolamento per via della scabbia, mentre da sei giorni un ragazzo continua lo sciopero della fame, richiedendo di essere visitato e curato al più presto per via di un problema grave alla mandibola dovuto ad un incidente. Nell’area viola, invece, un ragazzo è riuscito ad evadere 3 giorni fa ed ora è finalmente libero.

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Atene – Le persone sgomberate dallo squat Clandestina a Exarchia resistono alle deportazioni nei lager

All’alba dei martedì 12 novembre numerose forze di polizia, compresi i reparti antiterrorismo, hanno circondato lo squat Clandestina, autogestito da persone immigrate, in via Bouboulinas 42 nel quartiere di Exarchia ad Atene.

Si è trattato del secondo sgombero dell’occupazione in 8 mesi: il 18 aprile il governo, allora a guida Syriza, aveva sgomberato 95 persone (tra cui 30 bambini) dallo squat. Il 3 maggio la struttura era stata nuovamente occupata e al momento di quest’ultimo sgombero ci vivevano 138 persone. Si tratta del 12° sgombero effettuato negli ultimi mesi ad Atene. Durante le operazioni di polizia, due solidali sono state fermate all’esterno dello squat. La polizia come al solito ha gettato nella spazzatura tutto quello che apparteneva alle persone che vivevano nell’edificio.

Le persone sgomberate sono state condotte in bus nella struttura di Petrou Ralli, dove ha sede il dipartimento dell’immigrazione e un centro di detenzione. Un presidio di solidali è stato immediatamente organizzato all’esterno. In serata le persone fermate, 66 uomini, 44 donne e 38 minorenni, sono state caricate su 4 bus per condurle verso il famigerato campo di concentramento e deportazione di Amygdaleza. Le persone a bordo di due di questi bus sono riuscite ad opporsi alla reclusione, di seguito il loro comunicato e la richiesta di supporto.

Traduzione da: Athens Indymedia

Dichiarazione delle persone residenti nello squat di via Bouboulinas – è necessario un sostegno urgente Continua a leggere

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Francia – Un altro morto di stato nel centro di detenzione di Vincennes a Parigi

Traduzione da: A bas les CRA

“Nel CRA, l’infermeria è una macelleria.”

Il CRA è una macchina per uccidere. Lottiamo affinché la morte di Mohammed, prigioniero nel CRA di Vincennes, non venga dimenticata.
Venerdì 8 novembre un recluso è morto nel centro di detenzione di Vincennes. Si chiamava Mohammed e aveva 19 anni. È stato rinchiuso per 28 giorni. Al mattino, i suoi compagni detenuti lo hanno scoperto tra la vita e la morte nel letto. Questi ultimi parlano di una overdose causata dalla somministrazione di un cocktail di farmaci. Quando hanno chiesto aiuto, gli sbirri ci hanno messo un sacco di tempo per intervenire. Alla fine è stata chiamata un’infermiera, per mancanza di un medico sul posto, e i pompieri hanno impiegato mezz’ora per arrivare, troppo tardi. La procura di Parigi ha “aperto un’indagine sulle cause della morte” e la stampa si è affrettata a dire che si è trattato di un mix di farmaci e stupefacenti.
Ma dove avrebbe trovato queste medicine? quindi non sono stupefacenti? All’ingresso del CRA ai reclusi viene sequestrato tutto e messo in una cassetta di sicurezza. I suoi compagni denunciano la responsabilità dei medici del centro, sono loro che hanno somministrato questo cocktail avvelenato: “L’infermeria è una macelleria, non un’infermeria”. Sostengono che ogni giorno Mohammed riceveva dall’infermeria delle pillole di valium, tramadolo e altri sonniferi (pillole colorate). Uno dei suoi compagni detenuti ha detto di averlo trovato regolarmente in pessime condizioni dopo aver assunto i farmaci dati dai medici:
“Il dottore dà sedativi, li spara a tutti e dopo può andare a letto. Nel centro di detenzione i prigionieri sono trattati come matti, è un HP (un ospedale psichiatrico ndt.), non un centro di detenzione. Ogni giorno ci chiamano “vieni a prendere la tua medicina”. E le persone corrono nello stato in cui si trovano.
Spesso all’interno ci viene detto che i medici somministrano sedativi e tranquillanti al momento della deportazione e prima che i reclusi siano portati davanti al giudice, in modo che rimangano calmi. Il giorno dopo la sua morte, Mohammed doveva presentarsi davanti al giudice delle libertà. Il giorno prima, ai suoi compagni detenuti, aveva detto che non sarebbe sopravvissuto per altri 30 giorni di reclusione.
Il CRA è un luogo di confinamento in cui i prigionieri sono costantemente spinti al limite. Tutto porta alla loro distruzione fisica e psicologica. Oltre al confinamento, la violenza delle guardie è quotidiana. Dall’interno, ci viene raccontato della violenza subita da Mohammed, così come da tutti gli altri:

“Il giorno prima della sua morte, stava ancora soffrendo [parlando di Mohammed], è stato strangolato dagli sbirri. Ogni giorno vediamo prigionieri con dei lividi, tracce di colpi”.
“Qui vedo cose che non ho mai visto, l’altro giorno ero seduto con un ragazzo; aveva mal di pancia, chiamo gli sbirri, “Qui c’è qualcuno che non sta bene”, lo sbirro mi guarda con un piccolo sorriso “È morto, sta respirando?”
Le cosiddette morti accidentali nei centri di detenzione sono tutt’altro che rare. Questa è la seconda morte che ha luogo a Vincennes in tre mesi. Il 19 agosto, un prigioniero di nazionalità rumena è stato trovato morto nella sua cella. Secondo i media, la sua morte sarebbe dovuta a droghe, i reclusi parlano invece di un sovradosaggio di metadone. In questo caso, al momento della scoperta del corpo, i prigionieri erano stati portati fuori dall’edificio per ore, in modo che nessuno sapesse davvero cosa fosse successo.
Quando si tratta di una persona morta, devi nascondere, dissimulare, cancellare tutto. Oggi i compagni di Mohammed temono che, ancora una volta, la polizia farà di tutto per insabbiare il caso. Chiamano a mobilitarsi per Mohammed, in modo che non venga dimenticato.
Crepare in una CRA non è mai un incidente: è a causa della violenza delle guardia, della mancanza di cure, della reclusione, è lo stesso CRA che produce queste morti. In questo caso, i medici sono chiaramente pericolosi e responsabili perché mettono nelle mani dei reclusi un vero e proprio veleno.
L’Assemblea contro il CRA e il collettivo delle persone senza documenti Paris 1 convocano un incontro pubblico mercoledì 13 novembre alle 18h, al CICP (21ter rue Voltaire).
Non lasciamo che questa ennesima morte passi inosservata. Solidarizziamo con i/le reclusx, organizziamo la lotta all’esterno.
Il confinamento delle/degli stranierx e i confini uccidono.
Abbasso il CRA!

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