Bologna – Sabato 12 maggio ore 15 merenda senza frontiere in piazza dei Colori

Riceviamo e diffondiamo. Per scriverci: hurriya [at] autistici.org

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Torino – CPR, ancora resistenze

Fonte: Macerie

Ieri sera dopo un’assemblea per organizzare la solidarietà a Eleonora, Théo e Bastien, arrestati dalle autorità francesi per favoreggiamento dell’immigrazione, un nutrito gruppo di nemici delle frontiere si è diretto verso c.so Brunelleschi per un saluto ai detenuti. Così la notte piovosa torinese si è impregnata delle voci che dentro e fuori dalle mura della prigione per senza-documenti urlavano “Libertà!”.

Del resto cos’è il Cpr se non l’apice detentivo della gestione dei flussi migratori che passa dai confini (aperti o serrati a seconda delle esigenze del capitale e dei patti tra gli Stati), dagli Hotspot, dagli Hub e dal sistema retoricamente edulcorato dell’Accoglienza e delle Borse Lavoro?

I tentativi di lotta cercano di rafforzarsi, prendere piede, scandire il passo, in mezzo alla neve o nella resistenza alle espulsioni. Come è capitato per l’ennesima volta ieri, quando un ragazzo senegalese, dopo otto mesi di detenzione amministrativa è stato prelevato dall’area rossa per una deportazione delle più difficili da digerire, quella a pochi giorni dalla data di liberazione imposta dalle carte.

David nel 2017 è finito dentro al Cpr e un avvocato scellerato, uno dei tanti che si intascano i soldi senza premurarsi troppo della situazione giuridica dei detenuti, gli ha consigliato di fare domanda di protezione internazionale nonostante sia quasi impossibile ottenerla se vieni dal Senegal. Per questo motivo la sua detenzione è stata di sei mesi (invece che di novanta giorni) per poi ricevere il diniego. Altre otto settimane rinchiuso e il prossimo lunedì dovrebbe essere la data del suo rilascio. Sì, dovrebbe ancora essere lunedì, perché David ieri mattina quando è stato portato a Malpensa ha resistito, si è dimenato e ha urlato così tanto che il pilota del volo verso l’Africa ha deciso di non prendersi in carico la situazione. I poliziotti che lo accompagnavano gli hanno dato pugni, schiaffi e calci cercando di fargli salire uno dopo l’altro i gradini della scaletta dell’aereo, ma la sua resistenza è stata più forte.

Ora è di nuovo in c.so Brunelleschi, con la determinazione di riuscire a rimanerci fino a lunedì.

macerie @ Maggio 3, 2018

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Roma – Solidarietà a Eleonora, Théo e Bastien

riceviamo e diffondiamo

Oggi nel comune di Gap, in Francia, ci sarà l’udienza in cui il giudice deciderà se scarcerare o meno Théo, Eleonora e Bastien, arrestatx il 22 aprile al termine di una manifestazione sul confine italo-francese in cui solidali e migranti hanno marciato insieme per sfidare il regime delle frontiere e contrastare la presenza dei fascisti di Generazione Identitaria.

Ieri sera abbiamo voluto esporre uno striscione in un quartiere di Roma, Torpignattara, in cui le persone immigrate che ci vivono e lavorano sono costantemente minacciate dalle retate delle forze dell’ordine.

Complici e solidali con chi lotta contro le frontiere

Théo, Eleonora e Bastien Liberx!

nemiche e nemici delle frontiere

 

 

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Milano – Spezzone femminista al corteo contro Eni, devastazioni e guerre

fonte: Round Robin

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Torino – Resistenze e quotidianità al Cpr

fonte: Macerie

I fine settimana dentro al Centro di c.so Brunelleschi non passano mai lisci.

Infatti il sabato e la domenica sono i giorni prediletti per l’irruzione delle forze dell’ordine nelle aree e la successiva deportazione di chi non ha le scartoffie in regola, come è accaduto lo scorso week-end. Negli ultimi mesi, come è stato riportato più volte, le espulsioni sono avvenute perlopiù ai danni dei tunisini, che all’oggi costituiscono la maggioranza nel Cpr torinese.

Il sabato appena trascorso venti poliziotti accompagnati dai lavoranti della ditta di gestione (la multinazionale francese Gepsa, specializzata nel fare profitto con i luoghi detentivi) sono entrati nell’area bianca per prendere tre ragazzi, ma hanno avuto da faticare perché nessuno di loro voleva dargliela vinta tanto facilmente: uno è salito sul tetto con una corda minacciando di impiccarsi, il secondo si è cosparso di merda per non farsi toccare, il terzo ha ingoiato lo shampo. Quello della merda è stato portato in carcere dopo essere stato avvolto con una telo di plastica, gli altri due pestati e portati all’ospedaletto. Gli altri detenuti mentre era in corso l’operazione hanno fatto casino lanciando quello che potevano contro i militari.

Non si conoscono ancora le accuse che hanno portato alla traduzione in carcere di uno dei ragazzi, dal cilindro dei codici avranno tirato fuori un’ipotesi accusatoria non troppo raffinata ma sufficiente. Vedremo nei prossimi giorni di che si tratta.

Dopo il breve periodo di Pasqua, con una relativa pausa nelle deportazioni, il viavai tra ingressi, uscite ed espulsioni sembra essere dunque ripreso a pieno ritmo. Nel Centro a piena capienza capita persino che qualcuno debba dormire su dei materassi buttati a terra nella sala mensa, come si può vedere dall’immagine che qualcuno è riuscito a inviarci da dentro e che riportiamo qui sotto. Per chi non lo sapesse, dentro ai Cpr per i detenuti non sono ammesse fotocamere, quelle dei cellulari vengono spaccate all’ingresso.

Anche la situazione dei pasti è sempre ignobile, marci e con i soliti sonniferi dentro. Appena i reclusi mandano giù l’ultimo boccone arriva la catalessi. Come se non bastasse, vengono serviti fuori orario: la colazione intorno alle 11, il pranzo non prima delle 14. A occuparsene è di nuovo una multinazionale francese, la Sodexo, che in passato, parliamo del 2009, riforniva il vitto del Cie di Ponte Galeria a Roma e via Corelli a Milano. A Torino attualmente ha l’appalto in alcune mense universitarie, tra cui quella del Politecnico di c.so Castelfidardo. Proprio questa informazione fa sorgere un dubbio più che motivato: i pasti che vengono portati ai reclusi in c.so Brunelleschi sono forse quelli avanzati nelle mense a gestione Sodexo, come quella del Politecnico? Certo, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E a noi, che peccatori lo siamo di fabbrica, sembra proprio una strana faccenda che tutte le confezioni che arrivano dentro contengano tutti cibi diversi, oltre a essere marcescenti. Che veramente l’azienda francese si prodighi a offrire tutta questa differenziazione di menù ci sembra poco compatibile con i loro profitti, mentre sembra più razionale che ai detenuti diano gli scarti.

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Gap – 3 maggio udienza per l’istanza di scarcerazione. Appello alla solidarietà con gli/le arrestatx

Riceviamo da Defend Solidarity e diffondiamo. Per scriverci: hurriya [at] autistici.org

APPELLO DI SOLIDARIETÀ CON GLI ARRESTATI

Il 22 aprile centinaia di persone hanno marciato insieme da Clavière a Briançon, attraversando la frontiera italo-francese in risposta alla crescente militarizzazione e all’infame presenza di Generazione Identitaria, organizzazione fascista che oggi collabora con la polizia per pattugliare i sentieri. In quella giornata nessuno è stato obbligato a nascondersi e a rischiare la propria incolumità per passare la frontiera.

Al termine della manifestazione sei persone sono state fermate da gendarmi e polizia. Tre di loro, Eleonora, Théo e Bastien, sono detenuti nel carcere di Marsiglia con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina in banda organizzata, in attesa dell’inizio del processo, il 31 maggio a Gap.

Giovedì 3 maggio ci sarà l’udienza in cui il giudice si esprimerà sull’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati.

In vista di quel giorno e dell’inizio del processo, chiamiamo a mobilitarsi in solidarietà agli arrestati e contro le frontiere. Invitiamo tutti e tutte ad agire nei propri quartieri e territori, ognuna e ognuno con i propri mezzi e pratiche.

Quest’appello ribadisce con forza che se ci accusano di solidarietà, dobbiamo rispondere che siamo tutte e tutti colpevoli!

Ele, Théo, Bastien

Liberi subito!

Tutti e tutte libere!

APPEL DE SOLIDARITE AUX ARRETES

Le 22 avril plus de deux cent personnes ont marché ensemble de Clavière à Briançon. Nous avons traversé la frontière italo-française en réponse à la militarisation croissante du territoire et à la présence infâme de Génération Identitaire, organisation fasciste qui aujourd’hui collabore avec la police pour contrôler les chemins. Durant cette journée, aucune personne a été obligée de se cacher et à risquer sa sécurité pour passer la frontière. Continua a leggere

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Roma – Sul presidio al CPR di Ponte Galeria e aggiornamenti dalle recluse

Riceviamo e pubblichiamo

Sabato 28 aprile, poco meno di una ventina di solidali sono tornate/i di fronte alle mura del CPR di Ponte Galeria, per portare solidarietà alle donne che, lì rinchiuse, continuano a vivere sulla loro pelle l’oppressione della detenzione e delle deportazioni. All’arrivo in stazione, digos e guardie in accordo con il personale ferroviario, in attesa al binario, non sono però riusciti a impedire al gruppetto di prendere il treno. Anche questa volta abbiamo rotto il silenzio e l’isolamento che continuamente circonda le recluse, disturbando anche la serena giornata dei numerosi visitatori della fiera “Roma incontra il mondo” (e lo rinchiude nei cpr) con cori come “Nella tua città c’è un lager, il silenzio è complicità!”.

Alla presenza delle solite guardie in difesa del lager, sono stati trasmessi musica e interventi di sostegno. Già dopo i primi saluti abbiamo sentito le voci delle donne all’interno che gridavano “libertà”, nonostante gli operatori della prigione minaccino ritorsioni contro le donne che decidono di comunicare con le/i solidali all’esterno. Dalle notizie raccolte sappiamo che le donne recluse sono una trentina di varie nazionalità, per questa ragione i messaggi di solidarietà sono stati letti in diverse lingue.

Tra gli interventi hanno preso spazio inoltre gli aggiornamenti che arrivano dal CPR di Palazzo San Gervasio, vicino Potenza, che raccontano delle condizioni che vivono gli altri uomini lì rinchiusi ma anche la resistenza ai pestaggi della polizia, alle intimidazioni e alle minacce. Speriamo che questi racconti di lotta incoraggino le recluse e le facciano sentire meno sole nella loro resistenza tra quelle mura.

Alcune donne attraverso il telefono ci hanno fatto sapere che riuscivano a sentirci chiaramente, e hanno espresso la loro rabbia per la reclusione e le terribili condizioni di vita all’interno: bagni sporchi, assenza di prodotti per l’igiene personale, cibo immangiabile condito con tranquillanti, tempi lunghissimi per ottenere una visita medica specialistica e poter essere curate adeguatamente, presenza di operatori che le minacciano e offendono, avvocate che fanno man bassa di nomine tra le recluse ma poi trascurano i loro casi, dimenticando magari di portare al giudice documenti che sarebbero stati fondamentali per la loro liberazione. Da quello che si intuisce dall’interno, sembrano anche iniziati i lavori di ricostruzione dell’ala maschile.

Continueremo a batterci perché di ogni gabbia non rimangano che macerie e finché la distruzione di ogni frontiera non lasci tutte le persone libere di muoversi e di vivere dove desiderano.

Tutta la nostra solidarietà alle compagne di Potenza recentemente accusate di aver esposto uno striscione con scritto “Fuoco ai CPR” e a Eleonora, Theo e Bastien, da una settimana in carcere per aver lottato contro le frontiere in solidarietà con le persone migranti che le attraversano.

Tutte e tutti liberi.

Alcune nemiche e nemici delle frontiere

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Aggiornamenti sul CPR di Palazzo San Gervasio. Evasioni e rappresaglie

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Nel gennaio 2018 veniva riaperto il C.P.R. di Palazzo San Gervasio (PZ).

All’interno del campo sono oggi rinchiuse circa 100 persone, di varia provenienza.

All’arrivo nel centro, agli internati sono sistematicamente rotte le telecamere dei cellulari per evitare che questi possano riprendere quanto avviene, e già questo ci lascia intendere le condizioni generali: rappresaglie della polizia nei confronti dei rinchiusi, continue minacce e atti intimidatori sono all’ordine del giorno. Numerose persone hanno infatti testimoniato di essere state picchiate dalle guardie e che in seguito non gli vengono concesse neanche cure mediche, come per tutti gli altri. Negli ultimi giorni si sono avute anche numerose emergenze mediche e più volte da dentro si è provato a chiamare il 118 per chiedere cure adeguate, ma quando le ambulanze arrivavano al C.P.R. non venivano fatti visitare i reclusi malati ma piuttosto persone senza alcun problema. In seguito, gli internati vengono minacciati per aver provato a contattare il pronto soccorso.

A questo bisogna aggiungere tutta una serie di mancanze all’interno del campo: l’acqua viene aperta dalle 10 alle 20 e non c’è acqua calda; non ci sono tavoli per mangiare, il che costringe i rinchiusi a mangiare o per terra o sui letti; il cibo è quasi sempre immangiabile e ad alcune persone con allergie alimentari non viene fornito cibo adeguato.

In questo clima di tensione un ragazzo ha tentato il suicidio ed è stato lasciato per parecchio tempo a terra, senza che nessuno accogliesse le richieste di aiuto e un tentativo di evasione di 6 persone, 4 delle quali sono state fermate attraverso l’impiego di gas lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine mentre le altre 2 persone sono riuscite a scappare e non si hanno al momento loro notizie.

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25 Aprile Palazzo San Gervasio (PZ), solidarietà ai reclusi nel C.P.R.

Fonte: Anzacresa

Il 25 Aprile, in continuità con quanto fatto lo scorso anno nella stessa data, abbiamo deciso di non accodarci al clima di festeggiamento istituzionale e para-istituzionale, convinti che la battaglia di liberazione da oppressioni, discriminazioni e autoritarismi vada costantemente alimentata e perpetuata. Necessità ancor più sentita in questi giorni in cui si criminalizza la solidarietà verso chi varca le frontiere o valica dei confini (come accaduto a Briancon).

Ci chiediamo con quale coraggio si racconti e si festeggi la liberazione dall’oppressione nazi-fascista e dell’orrore dei campi di sterminio quando sul solo territorio italiano, ad oggi, sono presenti ben 6 strutture di detenzione per immigrati senza documenti. Dei veri e propri lager per stranieri in attesa di essere espulsi dal territorio italiano.

Le condizioni in cui vengono tenute recluse queste persone sono davvero al limite: pestaggi continui da parte delle forze di polizia, intimidazioni, minacce, assenza di acqua calda.

Abbiamo scelto dunque di lanciare un presidio, cercando di raggruppare tutte le persone interessate a portare solidarietà ai reclusi, al fine di recarci fisicamente sotto le mura del C.P.R. (Centro di Permanenza per i Rimpatri) di Palazzo San Gervasio e provare a parlare direttamente con loro, ad urlare i nostri slogan portando loro un po’ di calore umano, a fargli sentire che non sono soli.

Sentendo i nostri cori e le nostre urla alcune persone sono salite sui tetti delle baracche che fungono da abitazione e sono riuscite a vederci, a salutarci e a raccontarci la tragica situazione che si vive all’interno.

Ci parlano di scioperi della fame, di grave depressione e di alcuni atti di autolesionismo e persino di un tentato suicidio.

Davanti ad un orrore così forte e sistematico, totalmente legalizzato e regolamentato dalle norme sulla cosiddetta “accoglienza” e sull’immigrazione, c’è però chi ha pensato che la notizia non fosse l’esistenza stessa di quel lager né le parole di chi ci vive dentro ma, la presenza di un gruppo di solidali accorsi a protestare. Non si stupiscano gli organi di stampa se le loro telecamere e i loro microfoni non risultano graditi, dal momento in cui è dalle loro stesse emittenti che quotidianamente vengono sversati fiumi di parole di criminalizzazione contro le persone che finiscono nei C.P.R.

Giornali che non hanno perso un attimo di tempo per “vendicarsi” diramando la notizia del sequestro di uno striscione con la scritta “Fuoco ai C.P.R.” effettuato dai carabinieri, la responsabilità del quale è stata addossata a 3 compagne, nei confronti delle quali esprimiamo massima solidarietà, anche per l’indecente trattamento mediatico subito!

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Ci accusano di solidarietà, siamo tutti colpevoli. Su quei sentieri c’eravamo tutte!

Fonte: Defend Solidarity – smash the borders

Il 22 aprile tutti e tutte insieme ci siamo diretti da Claviere a Briancon per ribadire che le frontiere devono sparire e che in queste montagne non c’e’ spazio per i fascisti.

Al termine della manifestazione Eleonora, Theo e Bastien sono stati arrestati e portati nel carcere di Marsiglia con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in banda organizzata.

IL 22 APRILE SU QUEI SENTIERI C’ERAVAMO TUTTE E TUTTI!

CI ACCUSANO DI SOLIDARIETA’

SIAMO ORGOGLIOSAMENTE COLPEVOLI!

Indirizzi per scrivere ai detenuti:

Theo Buckmaster, n° d’ecrou 188398

Bastien Stauffer, n° d’ecrou 188399

Eleonora Laterza, n° d’ecrou 188381

Centre pénitentiaire de Marseille-Baumettes, 239 Chemin de Morgiou, 13009 Marseille.



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