Una testimonianza dal CIE di Bari-Palese

bariingressoAggiornamenti:  Dopo le notizie di frutta marcia e vermi nella carne che continuano a giungere dal C.I.E. di Bari Palese, un piccolo gruppo di solidali ha deciso, sabato 19/9, di portare un saluto ai migranti rinchiusi. Grazie a megafono e fuochi d’artificio il gruppo è riuscito a “raggiungere” i reclusi e comunicargli tutta la sua solidarietà e complicità. I migranti, dal canto loro, hanno risposto con fischi e urla. Solo un piccolo e rapido gesto per ricordare a chi è rinchiuso in quel lager, ed a chi invece dalla sua esistenza continua a guadagnarci, che fuori non tutti sono complici, che c’è chi continua a sognare e lottare affinché quelle mura cadano giù.

La carta è solo carta, la carta brucerà!

fonte: Macerie

«Va bene quando trovi un pelo, ma non un verme!». A poco più di un mese di distanza, una nuova testimonianza dal Cie di Bari-Palese da dove, oltre alle lamentele pesanti per la gestione sanitaria che già conoscevamo, alla denuncia delle condizioni igieniche nelle quale i reclusi sono costretti a vivere e dell’indifferenza della direzione del Centro, ci arriva una storia di insetti nei piatti sostanzialmente identica a quella di Torino.

Di nuovo, quindi, la voce di chi è trattato da «oggetto rinchiuso» e se ne rende perfettamente conto, con l’aggravante dell’assurdità della situazione barese: da quel che ne sappiamo, i rimpatri da quel Centro sono sostanzialmente congelati. Una volta catturata, la gente viene tenuta rinchiusa per il massimo dei giorni possibili poi di nuovo liberata – salvo il rischio di finire impigliata di nuovo in un controllo e ricominciare la partita di nuovo. Una sorta di limbo crudele e senza senso apparente, lo “stai fermo un turno” nel gioco dell’oca cui son costretti a partecipare i proletari in virtù del solo loro luogo di nascita.

Ascolta la testimonianza da Bari.

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